I giallorossi, staccati di due punti, hanno un'occasione unica per sperare in un posto Champions
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Il cammino della Roma di questa stagione rende più chiari un paio di concetti: l'allenatore conta e non si deve mai smettere di sperare. Quello che è successo ai giallorossi con l'arrivo di Ranieri sembra qualcosa più simile alla fantascienza che alla realtà: 12 vittorie, 4 pareggi e appena 3 sconfitte in 19 partite e il platonico ma prestigioso titolo di squadra che ha fatto più punti nelle ultime 15. Prima del derby d'andata erano 15 anche i punti che separavano Roma e Lazio, adesso sono due.
Se Ranieri dovesse vincere la sua sesta stracittadina su sei, ci sarebbe un impensabile sorpasso e si potrebbe anche iniziare a pensare di dare l'attacco alla zona che vale l'Europa che conta. Insomma, l'uomo che si giocherà l'ultimo derby della sua vita da allenatore (parole sue) compirebbe l'ennesimo miracolo di una carriera troppo spesso sottovalutata e segnata solo da un grande rimpianto: quello di non essere riuscito a portare la sua Roma allo scudetto. Quanto ci è andato vicino nel 2010 prima che Cassano e Pazzini, in maglia blucerchiata, spegnessero i cuori e i cori di uno stadio che già pregustava la festa... La Samp, insomma, come il Lecce di 24 anni prima. In quella stagione uno dei capolavori dell'uomo di San Saba fu proprio nel derby di aprile. Uno spaccato di scienza della romanità, applicata nell'intervallo di una partita che vedeva i biancoazzurri sopra di un gol. Fuori le bandiere Totti e De Rossi, troppo in tensione in una partita così importante e sentita, e gara ribaltata nella ripresa. Un "o la va o la spacca" che dimostra la dimensione degli attributi che non ti aspetteresti da una persona così tanto signorile.
Quindici anni, uno scudetto al Leicester e qualche altra impresa sparsa qua e là (vedi Cagliari) dopo, Ranieri è ancora in trincea a giocarsi un'impensabile possibilità di guadagnarsi il posto in Champions, proprio in un derby. Lo farà senza il suo giocatore più importante, Dybala, e il solito 3-4-2-1 con Soulé e Pellegrini dietro Dovbyk. Baroni metterà in campo il solito ibrido tra 4-3-3 e 4-2-3-1, con Dele-Bashiru chiamato al doppio lavoro di trequartista e centrocampista in appoggio a Rovella e Guendouzi. Isaksen e Zaccagni sulle fasce e il grande ritorno di Castellanos nel ruolo di centravanti completano l'assetto di un Baroni che, oltre a cercare di evitare la seconda sconfitta nel derby e il sorpasso in classifica, deve anche pensare alla remuntada da mettere in scena all'Olimpico giovedì prossimo in Europa League.