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L'ex attaccante promuove i nerazzurri di Inzaghi e Lautaro, ma non Allegri: "Alla Juve prima che alla rosa bisogna pensare alle idee di gioco". Su De Rossi: "Non mi ha sorpreso". Arrivano gli Europei: "Siamo indietro"
di Alberto Gasparri© Ufficio Stampa
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La bella stagione dell'Inter, i meriti di Inzaghi e Lautaro, ma anche i dubbi su Allegri, le ambizioni internazionali del Milan e le difficoltà azzurre verso i campionati europei. Nicola Ventola non si tira indietro quando si parla di calcio a tutto campo e lo ha fatto anche in occasione del lancio della nuova colleziona di card da gioco Match Attax firmate Topps e dedicate a Euro 2024. Partendo dalla cavalcata nerazzurra in campionato e dalla mezza delusione in Champions League. "La stagione dell'Inter è indubbiamente positiva, ma bisogna scindere il campionato dalla Champions. Sta facendo un percorso importante, mostrando il calcio più bello che si possa vedere in Italia. Ha una forza incredibile con un allenatore delle idee offensive e calciatori che lo seguono. La Champions invece è un discorso a parte, la finale dello scorso anno non deve ingannare. In Champions l'Inter è indietro rispetto alle migliori, c'è ancora un percorso da fare. Ci deve essere delusione perché poteva passare contro l'Atletico, ma bisogna considerare anche che loro hanno più esperienza nel recente e ci sta uscire quando dall'altra parte trovi giocatori esperti e forti", ha detto a Sportmediaset.it durante l'evento organizzato presso l'Arena Piola di Milano.
Per qualcuno una parte di colpa dell'eliminazione è da imputare a Lautaro Martinez, anche per il rigore decisivo fallito. "Lautaro non ha il rigore nel sangue, questa è una qualità che o ce l'hai o non ce l'hai. Però a inizio stagione tutti ci chiedevamo se potesse raggiungere un livello mondiale da 25 gol a stagione e lui ci è riuscito. Ha dato solo risposte positive e io vedo quest'annata come la consacrazione di Lautaro. Per me può giocare in qualsiasi squadra del modo", ha aggiunto l'ex attaccante, tra le altre, di Inter, Atalanta e Torino.
Anche Simone Inzaghi sarebbe all'altezza dei top club europei?
"Secondo me non può ancora allenare in qualsiasi squadra del mondo, per un semplice motivo. Premetto che a me piace tantissimo: è offensivo, con lui tutti si muovono bene in campo. Però per essere un vero top devi avere dei "pani B". Lui sa fare bene il 3-5-2, ma se si trova sotto in una partita, alcuni cambi sono schematici. Dovrebbe provare a fare qualcosa di diverso a mio parere e senza volerlo offendere perché ho una grandissima stima di Inzaghi".
La Juve dovrà rinforzarsi in vista della prossima stagione: è Koopmeiners l'uomo giusto con cui partire?
"Alla Juve prima dei giocatori ci vogliono delle idee di gioco importanti. Allegri è arrivato tre anni fa, è un allenatore che ha fatto la storia, però non ho visto dei miglioramenti, ma solo troppi alti e bassi. Vedo la Juve indietro non come rosa, ma in fase di costruzione e di idee. L'allenatore nel calcio moderno è l'80% di una squadra e secondo me prima di mettere mano alla squadra bisogna pensare anche che la panchina dia qualcosa in più con i giocatori che si hanno. La rosa della Juve non è tanto inferiore a quella dell'Inter e secondo me Allegri si deve evolvere sotto questo aspetto".
Il Milan può vincere l'Europa League?
"Io stravedo per Pioli, mi piace tantissimo, ha fatto un lavoro incredibile. Lui si è adeguato ai tempi che cambiano, ha sempre soluzioni offensive. Ha vinto uno scudetto con una rosa inferiore. Il Milan ce la può fare, anche se se la dovrà vedere con il Liverpool, Atalanta permettendo. Il Milan se la deve e se la può giocare, non tanto per i nomi dei giocatori, quanto per le idee che ha Pioli. Pensando a non difendersi e a fare risultato, ce la può fare".
Il Napoli invece resterà a bocca asciutta: per colpa di chi?
"Quando hai un giocattolo che funziona è un peccato sgretolarlo così. Spalletti aveva creato qualcosa di magico, però chi decide è il presidente. Non mi piace dare delle colpe, ma quando scegli uno come Garcia, che ha idee calcistiche completamente al contrario di chi l'ha preceduto, vuol dire che hai provato a dimostrare che le vittorie non erano arrivate per merito dell'allenatore, ma tuo. Però De Laurentiis lo conosciamo, qualche volta se ne va per la tangente...".
Sorpreso da quanto sta facendo De Rossi alla Roma?
"No, non mi ha sorpreso. Fin da subito avevo detto a degli amici romanisti che avrebbe fatto come Xabi Alonso al Leverkusen, perché ha la stessa passione e "pazzia". Quando parli con Daniele capisci subito che ha delle idee chiare su tutte le fasi calcistiche, che sa darti sempre delle spiegazioni. Si vedeva che aveva qualcosa in più degli altri miei colleghi che attualmente fanno l'allenatore".
Cosa possiamo aspettarci dagli Europei?
"Siamo indietro purtroppo, per fare il bis servirebbe quella magia che ha creato Mancini. Ci sono cinque o sei nazionali più forti e non è solo un problema di attaccante. Però tre anni fa siamo riusciti a vincere con le idee e con il gruppo e Spalletti ci ha fatto vedere con il Napoli che lo sa fare, quindi l'unica speranza è quella. Ma sei io guardo la rosa della Francia, dell'Inghilterra, del Portogallo o della Germania stessa, devo essere obiettivo e dire che non c'è competizione".
Vicenda Acerbi-Juan Jesus: andava chiusa in campo o è giusto punire chi ha sbagliato?
"Mi dispiace per Francesco, non voglio entrare nel merito del fatto, però è ora di dire basta con questa storia del razzismo. Va combattuto, è giusto che chi sbaglia venga punito. Queste cose non si possono più sentire. Nemmeno la rabbia ti può far dire delle sciocchezze del genere".
Vedremo mai Ventola di nuovo nel calcio con un ruolo ufficiale?
"Non mi piace fare l'allenatore, già gestivo con difficoltà il ruolo del calciatore, mi metterebbe ansia e non sarei felice. Lo stesso vale per il direttore sportivo. Ho pensato di fare il procuratore perché ho la chiacchiera facile, amo stare con la gente. Però quando ho smesso di giocare, ho cominciato a fare il commentatore sportivo e mi è piaciuto. Vediamo se arrivano dei progetti interessanti, ma sempre stando seduto a guardare e a commentare...".