L'aggressione ai dirigenti dell'Hellas Verona è stato un atto preordinato. A queste conclusione sono giunte le indagini della Digos, secondo cui i facinorosi si sono ritrovati in un posto per loro inusuale "con il chiaro fine di intercettare e porre in essere atti di violenza verso le auto dei tifosi del Verona". Gli investigatori hanno anche riscontrato un comportamento omertoso. L'autore del lancio che ha infranto il vetro anteriore destro dell'auto non è stato infatti individuato anche per "l'atteggiamento omertoso" dei tifosi denunciati.
BR>Gli aggressori hanno assalito la macchina del presidente Setti, sfondando i vetri con calci e pugni, lanciando insulti e minacce. Il massimo dirigente scaligero, che era in compagnia dei dirigenti Toni e Barresi, ha resistito all'aggressione e si è poi recato in Questura per denunciare l'accaduto.
Poi lo stesso patron ha raccontato come sono andate le cose e, come Toni, ha accusato i vigili di non essere intervenuti. "In questo momento avverto un profondo senso di delusione e tristezza. Nel 2017 una partita non può diventare occasione per atti violenti e così gravi - si legge sul sito ufficiale dell'Hellas -. Solo per puro caso nessun danno importante è stato arrecato alle persone. Hanno preso violentemente a calci e pugni la macchina con cui stavamo andando allo stadio, rompendo il vetro vicino a cui ero seduto con schegge arrivate all'interno dell'abitacolo e lanciando con forza una bottiglia di birra che fortunatamente mi ha colpito sulla pancia e non in faccia. Poteva andare davvero molto peggio, sono stati momenti di terrore e la persona che guidava è stata davvero brava a sfuggire via ad una folla credo di almeno una ventina di persone. Il mancato intervento dei vigili? Erano vicini e non sono intervenuti".