Il sogno delle italiane in Europa, l'obiettivo del "treble" del City e la missione del Napoli campione d'Italia...
di Matteo Dotto© Getty Images
In questa fine primavera così autunnale c’è chi sogna il Triplete. Lo insegue l’Italia del pallone fantasticando di ripetere i fasti delle notti magiche del 1990 (Coppa dei Campioni al Milan, Coppa delle Coppe alla Sampdoria e Coppa Uefa alla Juventus in finale contro la Fiorentina): forza Inter, forza Roma e forza Fiorentina, Champions, Europa e Conference League sarebbero la chicca su un trionfale euro-2023 assolutamente insperato solo qualche mese fa.
Sognano il Triplete (il "Treble" in lungua madre) anche i tifosi di un Manchester City che ha conquistato il titolo d’Inghilterra numero 9 (in bacheca 7 di Premier più due “scudetti” della vecchia English Football League targati 1937 e 1968) ed è atteso sabato 3 giugno dalla finale di FA Cup nel mitico Wembley contro i rivali di sempre del Manchester United e il sabato successivo (10 giugno) alla sfida di Istanbul contro l’Inter per il titolo continentale.
Sogna invece il poker il Napoli campione d’Italia. Alle feste delle scorse settimane hanno fatto seguito i dubbi sul futuro: Spalletti rimarrà sulla panchina azzurra? Giuntoli sarà ancora dietro la scrivania a regalare colpi di mercato? Nel dubbio (che è quasi una certezza di doppio divorzio…) ci sono ancora 180 minuti da giocare, due sfide di campionato solo all’apparenza insignificanti: Bologna-Napoli domenica prossima e Napoli-Sampdoria all’ultima giornata. Poker Napoli, dicevamo. Sì, perché la squadra di Spalletti proverà a fare “all-in”: scudetto, titolo di capocannoniere per Osimhen (finora in testa su Lautaro per il trono del gol, 23 a 20), miglior attacco (73 reti segnate contro le 67 dell’Inter) e miglior difesa (26 le reti incassate a fronte delle 28 subìte da Juventus e Lazio).
Un poker per nulla banale. Basti pensare che negli ultimi 67 anni l’impresa è riuscita soltanto a due squadre: l’Inter dei record di Trapattoni nel 1988-89 e il Torino tremendista di Radice nel 1975-76. I nerazzurri conquistarono il titolo ’89 in un torneo a 18 squadre grazie anche ai 22 centri del capocannoniere Aldo Serena, con il miglior attacco (67 gol) e la miglior difesa (19 reti). Il Toro vinse il suo unico tricolore del dopo-Superga il 16 maggio 1976: Paolino Pulici con 21 gol il capocannoniere di quel campionato a 16 squadre (con il “gemello” Ciccio Graziani secondo a quota 15), 49 le reti segnate dall’attacco granata, 22 quelle incassate.
Altre simili imprese portano la firma di Milan 1954-55 (a 18 squadre: Nordahl 27 gol, 81 fatti e 35 subiti), Juventus 1951-52 (a 20 squadre: John Hansen 30, fatti 98 e 34 incassati), Grande Torino 1945-46 (campionato Alta Italia a 14 squadre: Gabetto re dei bomber con 22 reti, 65 quelle segnate e 18 quelle subite) e ancora Juventus 1932-33 (a 18 squadre: Felice Borel capocannoniere con 29 gol, 83 quelli fatti e 23 quelli incassati). Solo sei volte, insomma, è riuscito il Poker che non esce dunque sulla ruota del campionato italiano da 34 anni.
In tempi recenti, in verità, ci erano andate vicine l’Inter del 2009 e la Juventus del 2002. La squadra di Mourinho (al suo primo anno nerazzurro) vinse lo scudetto esprimendo il miglior marcatore con i 25 gol di Ibrahimovic e la miglior retroguardia con 32 reti subìte ma il primato dell’attacco più prolifico (70 centri) venne condiviso dai “cugini” del Milan allenato allora da Carletto Ancelotti. Anche la Juventus di Lippi, quella del famoso (e per alcuni... famigerato) 5 maggio 2002 arrivò vicina all’enplein: scudetto con sorpasso in volata sull’Inter, miglior attacco (64) e miglior difesa (23). L’unica piccola “macchia” a invalidare l’all-in il titolo di capocannoniere, con David Trezeguet e Darione Hubner a dividersi il trono con 24 gol ciascuno.