Osimhen: basta la parola, anzi, basta il nome. Incredibile e inspiegabile quanto successo a Torino
di Matteo Dotto© Getty Images
Operazione sorpasso compiuta. Il 63 a 59 del Milan sull’Inter (che vincendo a Bologna nel recupero potrebbe salire a 62) certifica il primo posto non più virtuale della squadra di Pioli. Con il Napoli di Spalletti che a quota 60 rimane comunque in gioco per lo scudetto. L’1-1 di Torino sta comunque stretto ai granata e premia un’Inter arruffona, nervosa e fortunata. E non vorremmo essere nei panni di Tonny Sanabria, colui che ha perso il sanguinoso pallone da cui è nato il pareggio di Sanchez: con Juric avrà una settimana difficile, per usare un eufemismo…
ABBAGLIO – Marco Guida, arbitro di Torino-Inter, era posizionato bene in occasione del contatto (da rigore: netto) di Ranocchia su Belotti. Nell’anno Domini 2022 ci sta l’errore dell’arbitro anche se da uno come Guida non te lo aspetti. Un po’ meno che l’uomo del Var (nello specifico Davide Massa) abbia detto “no” (l’uomo Del Monte di un famoso spot anni Ottanta avrebbe detto “sì”: lui come quasi tutti…). Come minimo Massa avrebbe dovuto richiamare Guida al Var. Incredibile e inspiegabile che non sia successo.
TALISMANO – Non per niente si chiama… Victor. Osimhen, basta la parola, anzi, basta il nome. Quando segna… il Napoli vince. Ha firmato finora 19 gol in A tra questo e lo scorso campionato. Ebbene: nelle 16 partite in cui il nigeriano è andato a segno (tre le doppiette) gli azzurri non hanno mai perso conquistando 14 vittorie e 2 pareggi. Curioso anche il dato relativo alle sue tre doppiette nel nostro torneo: hanno portato in dote altrettante vittorie e sono arrivate sempre in trasferta. Oltre al 2-1 di ieri a Verona, doppietta a Marassi in casa Samp (4-1) e doppietta lo scorso anno al Picco contro lo Spezia (3-1).
AUSPICIO – La serie positiva della Juventus si è allungata a Marassi fino a quota 15 con 10 vittorie e 5 pareggi. Speriamo naturalmente che questa striscia sia di buon auspicio in vista di mercoledì perché avere un’italiana nelle Magnifiche 8 dell’Europa che conta sarebbe importante per il nostro movimento calcio dopo l’eliminazione del Milan nella fase a gironi, la retrocessione dell’Atalanta in Europa League e l’eliminazione dell’Inter negli ottavi. Senza considerare il flop del 2020-21 con nessuna nostra squadra nei quarti (con Juve, Atalanta e Lazio fatte fuori negli ottavi e l’Inter di Conte fuori da tutto nella fase a gironi). Certo non deve ingannare il 3-1 di sabato: soprattutto considerato come la Juventus è riuscita a mettere in discesa la partita, grazie al sesquipedale errore di Yoshida trasformatosi in autogol e al raddoppio di Morata dal dischetto.
PRIMA VOLTA – Alvaro Morata non aveva mai segnato a Marassi nei suoi precedenti sei incontri genovesi contro Sampdoria e Genoa. Sabato sera si è tolto lo sfizio firmando una doppietta, la prima personale in questa stagione. Curiosità nella curiosità: il 9 spagnolo in maglia bianconera ha segnato 9 doppiette in carriera di cui ben 6 fuori casa. Oltre a quella al Ferraris, nella scorsa stagione due in Champions (in casa di Dinamo Kiev e Ferencvaros) e una a Bologna; nel 2015-16 al Grande Torino contro i granata e al Bentegodi contro il Chievo. Le sue tre doppiette allo Stadium sono state invece così distribuite: campionato 2020-21 alla Lazio, 2014-15 al Parma, Coppa Italia 2015-16 all’Inter. Ecco, mancherebbe nel palmares dell’Alvaro plurimarcatore una doppietta Champions a Torino…
EFFETTO K – Non sono tanti nel Milan i gol dei difensori. La squadra di Pioli arriva a rete dalle retrovie più facilmente sulle fasce (4 Theo Hernandez, 2 Calabria e 1 Florenzi) che dal cuore della retroguardia. Fino al mancino di Kalulu che ha deciso la sfida con l’Empoli avevano segnato in questa stagione solo Romagnoli e Tomori (per Kjaer prima dell’infortunio 14 presenze senza reti). Tutte e tre le reti dei centrali difensivi rossoneri sono arrivate a San Siro. Ma quello del franco-congolese è l’unico centro che ha portato punti. Romagnoli infatti aprì le marcature contro il Sassuolo, poi vittorioso 3-1 mentre Tomori segnò il gol dell’illusione in Champions contro il Liverpool prima della rimonta dei reds firmata Salah e Origi.
SORPRESA – Molti (lo confessiamo: noi compresi…) avevano storto il naso quando dopo la “fuga” a Firenze di Vincenzo Italiano la dirigenza spezzina aveva chiamato sulla panchina degli aquilotti Thiago Motta. Che aveva avuto una fugace esperienza alla guida del Genoa nel 2019-20 con il misero score di 6 punti in 9 partite di cui una sola vinta. Ebbene, pur lavorando in un contesto ambientale piuttosto difficile (ricordate l’esonero “virtuale” di fine dicembre, sventato solo dalla vittoria ottenuta a Napoli?), l’italobrasiliano ha dimostrato che la Serie A la merita tutta. Di più. Pur avendo perso in estate protagonisti della salvezza come Marchizza, Pobega, Ricci, Farias, Galabinov e Piccoli lo Spezia di Thiago Motta ha oggi, dopo 29 giornate, gli stessi punti (29) del (giustamente) tanto celebrato Italiano.