© Getty Images
© Getty Images
Il ct della Nazionale festeggia il compleanno e pensa già a Euro 2020
© Getty Images
© Getty Images
55 anni festeggiati da nuovo profeta del calcio azzurro. Tra la sua attuale passione per il padel e il pensiero a Euro 2020 che si avvicina. Roberto Mancini, nato il 27 novembre del 1964, sembra che non invecchi mai.
Dall'esordio in Serie A con la maglia del Bologna, a soli 16 anni, passando attraverso gli anni gloriosi della Samp insieme all'amico Vialli, con 171 gol, il leggendario scudetto del '91, la Coppa delle Coppe sollevata nel '90 e la Coppa dei Campioni soltanto accarezzata nella finale di Wembley contro il Barcellona.
Trofei, scudetti e Coppa delle Coppe, replicati poi negli anni della Lazio e con la maglia biancoceleste è arrivata anche la sua perla più lucente: un gol di tacco da calcio d'angolo a Parma che è storia del calcio italiano.
Il Mancio non invecchia perché come smette di giocare inizia ad allenare, e di lui si continua a parlare per gli scudetti sulla panchina dell'Inter e per avere portato il Man City a rivincere la Premier League dopo 44 anni.
Poi arriva il momento in cui le cose non vanno più bene: due anni all'Inter, dal 2014 al 2016, senza centrare un piazzamento in zona Champions e un deludente quinto posto in Russia con lo Zenit San Pietroburgo sembrano l'inizio della parabola discendente di Roberto Mancini.
E invece no, perché come detto il Mancio non invecchia e il 15 maggio del 2018 si presenta come nuovo ct della Nazionale: "Sono emozionato - disse - perché diventare ct non è certo una cosa banale".
Non sarà banale nemmeno la sua gestione, perché Mancini ha sempre avuto il pregio di saper individuare il talento: chiama lo sconosciuto Zaniolo, lancia senza esitazioni Barella, costruisce una squadra che diverte, vince e piace alla gente.
A 55 anni l'Europeo sarebbe il regalo più bello, il modo migliore per levarsi il cruccio di essere stato un grandissimo giocatore con i club, ma non con la maglia della Nazionale.