Il centrocampista del Newcastle nel corso di un incontro con gli studenti a Bari: "La mia vera ricchezza non sono i contratti milionari, ma la gente che mi vuole bene"
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Sandro Tonali è tornato a parlare del suo percorso di recupero dalla ludopatia. Il centrocampista del Newcastle, attualmente squalificato per la vicenda scommesse, ha incontrato gli studenti del liceo 'Salvemini' di Bari come tappa del percorso di riabilitazione previsto dalla Figc e ha affrontato il tema in maniera molto diretta: "Magari tra voi c'è qualcuno che scommette e non lo dice, perché spesso ci si chiude in se stessi - le sue parole -. Quando però giochi e hai uno stipendio alto avere a che fare con il gioco d'azzardo è un rischio dietro l'angolo. Io mi sono nascosto e ho sbagliato. Non ti fermi tu da solo, ti fermano gli altri. E puoi anche compromettere amicizie, rapporti e lavoro. Questi sono alcuni dei rischi più grandi".
"Nascondersi dietro le barriere di un problema non è mai la soluzione - ha proseguito -. Bisogna parlarne, piuttosto. Farsi aiutare. La mia vera ricchezza non sono i contratti milionari, ma essere circondato da gente che mi vuol bene e continua a dimostrarmelo quotidianamente".
Tonali a inizio mese è stato condannato anche dalla FA per alcune scommesse effettuate dopo il suo trasferimento in Inghilterra dal Milan e prima che il caso esplodesse in Italia. Ora, però, la sua intenzione è quella di mettersi alle spalle questo periodo complicato e guardare oltre: "Di recente sono stato in una fabbrica, ho potuto riflettere su quanti lavorano una decina di ore al giorno pur di portare a casa uno stipendio. Ho capito tante cose preziose. Una su tutte: se un operaio perdesse il posto di lavoro, ne pagherebbe le conseguenze tutta la sua famiglia. Ebbene, anche per questo mi ritengo fortunato. Ho sbagliato, ma non ho perso nulla".
C'è stato spazio anche per parlare delle differenze tra Italia e Inghilterra: "In Inghilterra il calcio è più faticoso ma c’è minore pressione. Vinci o perdi, la sera puoi vivere comunque la tua vita. In Italia se ti va male, spesso non puoi uscire di casa. Ecco, dobbiamo crescere tutti insieme per il bene del nostro calcio e della nostra società".