Intervista al dirigente del club friulano che annuncia l’esclusione a tempo indeterminato: "Un daspo ha durata limitata". Ma no alle sconfitte a tavolino: “Metterebbero i club nelle mani degli ultras”
“Un Daspo ha durata limitata ma il club può decidere di escludere un tifoso da uno stadio per un tempo superiore. Lavoreremo per escluderli per sempre dallo stadio, a vita”. Tramite le parole di Franco Collavino, direttore generale dell’Udinese, il club bianconero annuncia che saranno allontanate per sempre dal “Bluenergy Stadium” le persone che hanno insultato con il verso della scimmia Mike Maignan, portiere del Milan che nella partita di sabato sera ha abbandonato la sua porta.
Il dirigente bianconero spiega poi che cosa è successo nelle ultime 24 ore e che cosa succederà ora: “Siamo convinti ad andare alla ricerca dei responsabili, non possono che essere due o tre persone. Non ci sono stati cori, che non sono stati percepiti né dall’arbitro né dalla Procura. Sono uno, due, tre sciagurati, e questo basta perché sia una cosa gravissima. Abbiamo già iniziato a guardare le immagini delle telecamere dello stadio, c’è anche da ascoltare l'audio. Al Bluenergy Stadium, tra interno ed esterno, ci sono oltre 300 telecamere, c'è tanto lavoro da fare in pochissimo tempo”.
Maignan ha detto: Chi non farà nulla sarà complice. “E ha ragione. Ma noi ci siamo mossi molto prima delle sue parole, già nell’intervallo della partita ci siamo messi in contatto con la polizia per iniziare a cercare quelle persone che non vogliamo tra noi. Più in generale, attuiamo politiche dei biglietti che favoriscono la presenza allo stadio delle famiglie, che da noi sono tantissime, e mandiamo i nostri calciatori nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi sul tema del razzismo”.
Un messaggio per il portiere del Milan? "Voglio dirgli che siamo profondamente dispiaciuti per quello che è capitato e gli esprimiamo tutta la nostra solidarietà. L’Udinese è sempre stata un esempio di società multietnica e multiculturale, un esempio di convivenza e di tolleranza. Abbiamo sempre avuto in rosa un numero di giocatori neri più elevato della media italiana e anzi, dopo la sentenza Bosman che nel 1995 ha aperto le frontiere, siamo stati anche criticati per questo, perché avevamo troppi calciatori di nazionalità diverse e pochi italiani. Gli ultimi trent'anni parlano per noi, sono sotto gli occhi di tutti”.