La strada verso una nuova impresa non dipenderebbe, come 15 anni fa, solo dai nerazzurri, ma le convinzioni del tecnico sono un segnale
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L'immagine di Simone Inzaghi che mostra con le dita il tre come triplete quando gli si chiede in conferenza stampa se si accontenterebbe di due successi alla fine di questa stagione è la copertina di oggi: niente scelte nessun privilegio tra gli obiettivi.
L'Inter vuole competere su tutti i fronti, almeno fino a quando potrà. E' realmente possibile ripetere il magico 2010 della banda Mourinho?
15 anni fa la rivale in semifinale di Coppa Italia era la Fiorentina prima della finale con la Roma. In campionato, in questo periodo, la lotta a tre era con Milan e Roma, ma con 4 e 7 punti di vantaggio. In Champions ai quarti, dove se l'Inter passerà potrebbe esserci il Bayern, c'era il CSKA Mosca. Insomma apparentemente la situazione è oggi più difficile e guardando al calendario ciò che spaventa è quello che aspetterebbe in nerazzurri dopo la sosta per le nazionali. Se dovessero avanzare in tutte le competizioni, giocherebbero tra fine marzo e fine maggio, in due mesi, 17 partite. Ci sarebbero solo due settimane senza doppio impegno: prima dell'ultima di campionato e prima della finale di Champions.
Ci vorrebbe qualcosa di più dell'effettivo valore e delle ambizioni della squadra: magari magiche situazioni come ai tempi furono l'incredibile sconfitta della Roma, nel frattempo diventata capolista in campionato, in casa con la Sampdoria tre giornate dalla fine. Oppure l'epica semifinale col Barcellona in Champions League.
Se tutto girasse per il meglio, dovremmo usare il termine impresa. Un'impresa forse ancora più clamorosa del 2010.
Il fatto che Inzaghi a Rotterdam non metta le mani avanti e mostri davanti ai colleghi giornalisti, senza indugi, il tre come triplete fa capire quanto creda nelle potenzialità della sua squadra.