Il centrocampista gialloblù ha sofferto di un'embolia: "Ad agosto sono quasi morto"
Gli ultimi mesi sono stati difficili per tutti, ma in modo drammaticamente particolare per Emmanuel Badu, centrocampista del Verona che prima è stato colpito da un'embolia polmonare e poi ha perso tragicamente la sorella, uccisa in Ghana lo scorso marzo. Il calciatore ghanese ne ha parlato durante un'intervista alla BBC: "Il 2019 ed il 2020 sono stati gli anni più difficili della mia vita. Ad agosto sono quasi morto, ho avuto molti infortuni e poi ho perso mia sorella in un modo così doloroso".
Il racconto inizia dalla malattia: "Quella notte faticavo a respirare. Pensavo fosse stanchezza, la mattina mi hanno dato degli antidolorifici ma la sera dopo è stato anche peggio. Alle 2 ho chiamato il dottore che per fortuna era sveglio e mi ha mandato il fisioterapista, che era più vicino a me. Lui mi ha detto che dovevamo andare in ospedale. Alla fine ho scoperto che avevo un coagulo di sangue nei polmoni. Ho dovuto smettere di giocare per 3-4 mesi ma ora sono in piedi. Penso che senza di loro sarebbe stato un disastro".
Al momento di tornare in campo, lo stop causato dal coronavirus: "Ero tornato ad allenarmi da 3-4 settimane ma poi è successo questo. I primi 18 giorni eravamo in isolamento perché avevamo giocato contro la Sampdoria, poi ho iniziato a uscire solo per andare a comprare il cibo. L'importante ora è salvarsi da questo virus, poi vedremo quando potremo tornare a giocare".
Infine il dramma dell'uccisione della sorella: "È molto difficile per me e la mia famiglia. L'assassino è ancora in fuga perché il virus rallenta tutto. Io vivo da solo qui a Verona. Sono stato in una stanza per 34 giorni e non ho potuto vedere cosa è successo a mia sorella".