L'ex calciatore ivoriano: "Juan Jesus è un uomo vero", anche Zé Maria e Zapata si schierano col brasiliano
Anche Marco André Zoro ha voluto dire la sua sul caso Acerbi-Juan Jesus. L'ex calciatore ivoriano, tra i simboli della lotta al razzismo, ha parlato a Il Mattino e non le ha mandate a dire: "La sentenza? Ho provato un sentimento di amarezza. Un dispiacere. Una cosa sgradevole. Il Giudice non ha trovato prove sufficienti? Anche quando i 'tifosi' ululano dagli spalti non ci sono prove. Tutti insultano e tutti sentono. Jesus non è certo un bambino: Acerbi ha pronunciato quella frase, poi ha capito che non c'erano prove a suo carico ed ha deciso di non dire la verità. Per me il difensore dell'Inter ha detto quella frase. Non ero lì, ma per me lui l'ha detto. Penso che debba fare una sorta di coming out. Dovrebbe uscire allo scoperto e prendersi le sue responsabilità. Spero che quando torna a casa, si guardi allo specchio e si sforzi di dire a se stesso che d'ora in avanti non farà più queste cose. A Juan Jesus voglio dire che è un uomo: un uomo vero. Ha una pelle e un colore magnifici".
Zoro, oggi quasi 41enne, ha giocato 8 anni in Italia, prima alla Salernitana poi al Messina. Il suo nome è legato a uno dei più noti episodi di ribellione contro gli insulti razzisti della storia della Serie A: il 27 novembre 2005, infatti, forzò l'interruzione del gioco nel corso di un Messina-Inter proprio a causa dei fischi e degli ululati provenienti dal settore occupato dai sostenitori nerazzurri, minacciando di abbandonare il campo per protesta.
Sulla questione del razzismo è intervenuto anche un ex Inter come José Marcelo Ferreira, noto a tutti come Zé Maria, anche lui per difendere le ragioni del connazionale Juan Jesus: "Mi meraviglio che succedano ancora queste cose tra colleghi e nel mondo del calcio in generale - le sue parole a Radio Kiss Kiss Napoli -. Predichiamo sempre che ci sia fratellanza anche tra noi giocatori, poi vediamo queste cose. Siamo tutti bravi a parlare, meno bravi a eseguire. Quello che è successo tra Juan Jesus e Acerbi per me è molto chiaro: poche volte ho visto Juan arrabbiarsi, ha parlato con l’arbitro che sicuramente ha sentito e se non l’ha sentito ha sicuramente visto Acerbi che chiede scusa, ma scusa per cosa? Ad Acerbi bastava solo riferire la verità, riportare quello che aveva detto. Una società deve sempre proteggere i suoi giocatori, il Napoli sta facendo bene a reagire in questo modo e difendere il ragazzo".
Infine, una delle ultime voci a sollevarsi è stata quella di Duvan Zapata, intervistato dal Corriere della Sera: "Ho osservato e seguito il caso da lontano. Il razzismo? È così ovunque, non solo in Italia. Serve tanta intelligenza per conviverci. Ovviamente, certe cose vanno portate alla luce, dichiarate come ha fatto Juan Jesus. Ma da quanti anni si parla sempre dello stesso problema? Pensi che possa migliorare, e invece... Alla base c'è tanta ignoranza, è un tema delicato. Per fortuna io non sono mai stato vittima di insulti razzisti. Ai miei bimbi spiego che gli uomini sono tutti uguali, a prescindere da razza o colore della pelle. Gli dico che le persone non vanno discriminate per l’aspetto fisico, contano i comportamenti".