Quando la massoneria scese letteralmente in campo
“Mi trovavo a Buenos Aires il giorno della finale di calcio tra Argentina e Olanda. Arrivai allo stadio Monumental in ritardo, partecipando solo agli ultimi minuti della partita. Era una festa totale, sembrava che il Paese avesse vinto una guerra. Una volta terminata la partita, mi recai all’aperitivo che festeggiava l’Argentina, accompagnato da altre persone. Ricordo le tantissime persone in festa per le strade. Riuscimmo a raggiungere l’Hotel Plaza grazie a un’auto di Stato che mi era stata messa a disposizione in qualità di ministro”. È questa lettera controfirmata a confermare la presenza di Licio Gelli, Maestro Venerabile della loggia massonica P2, alla finale del Mondiale argentino del 1978, unico italiano a prendere parte fino a tarda notte ai festeggiamenti.
La domanda sorge spontanea: cosa lega Gelli, la P2 e l’Argentina, nell’ambito di uno dei più discussi campionati mondiali della storia? Cosa lega il mondo del calcio e la massoneria? Il discorso potrebbe partire da lontano, dalle origini stesse del gioco, quando nel 1863 la Football Association inglese si riunì a Londra per la prima volta per decretare le regole del nuovo gioco; sede della riunione fu la Freemason’s Tavern, luogo che i membri della Grande Loggia Unita d’Inghilterra, con sede nella vicina Freemason’s Hall, utilizzavano per ricevimenti e pranzi.