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Carlo Carrà, il futurismo applicato al calcio

Invocare lo spettatore come centro dell'azione

07 Set 2020 - 08:15

Negli ultimi anni, sulla spinta del possesso palla e del “bel gioco” mostrato dalle squadre di Guardiola, Sarri et similia, è stato sempre più lodato il concetto di calcio totale inteso come applicazione maniacale di schemi nei quali ogni interprete avesse un ruolo prestabilito. In altre parole, l’affermazione e l’esasperazione del tiki taka finalizzato al gioco e oppositore di qualsivoglia individualismo.

Così sono nati i contrasti tra i sostenitori del calcio (e dello sport in generale) come disciplina dominata da schemi e giocatori “ingranaggi” del sistema di gioco e i sostenitori di una visione di squadra più libertaria nella quale il singolo, con la sua giocata istintiva e dettata unicamente dal proprio talento, può cambiare da solo le sorti di un match. Detto altrimenti, l’individuo che incide sul corso degli eventi, lasciando un segno indelebile, fragoroso e destabilizzante, fuori dall’ordinario.

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