Il "Dibu" nell'arte dell'inganno
La mistica che aleggia intorno alla cosiddetta lotteria dei rigori contiene elementi tragici, quasi ineluttabili, spesso crudeli e sempre cruenti nella violenza delle emozioni che si trascina dietro. Un calcio di rigore, per citare Jorge Valdano, è una sfida a duello, un combattimento a due con leggi proprie, una tenzone meramente psicologica tra portiere e tiratore.
Nella lotteria, il flusso emozionale tra un’esecuzione e l’altra si fonde: per questa ragione, plasmarne l’inerzia, modificarla a proprio favore diventa spesso la chiave di volta che traccia il solco tra vittoria e sconfitta. Il cucchiaio di Totti contro l’Olanda nel 2000 o quello di Pirlo agli inglesi nel 2012; il balletto di Jerzy Dudek a Istanbul nella finale del 2005 contro il Milan: tutti momenti clou in grado di far virare la pressione, di modificare il peso delle scelte successive.
Spesso si tratta di gesti, di azioni: Emiliano Martinez detto “Dibu”, portiere dell’Argentina, ha invece manipolato la sfida portiere-tiratore ad un livello meramente dialettico, dettato dalla sola forza delle parole. Un trash-talking rivelatosi decisivo per la conquista della Copa America da parte dell’Albiceleste, e per questo motivo diventato già storico in terra rioplatense.