Compie oggi 66 anni il più forte e sfortunato figlio della Capitale
L’Italia è reduce dalla disfatta tedesca dell’estate precedente. Ferruccio Valcareggi, il CT della Nazionale che aveva vinto gli europei del 1968 e che si era laureata vice-campione del mondo ai Mondiali messicani di 4 anni prima, viene inevitabilmente esonerato. Al suo posto arriva un “vecchio saggio” del calcio italiano: Fulvio Bernardini, noto per aver portato ai vertici del calcio italiano squadre non di primissima fascia come la Fiorentina (campione d’Italia nella stagione 1955-56 e addirittura finalista l’anno successivo in Coppa Campioni, battuta dal Real Madrid di Di Stefano e Gento) e poi il Bologna (campione d’Italia nella stagione 1963-64).
Bernardini è un cultore del bel gioco, ama il calcio offensivo ed è bravissimo a scoprire e lanciare giovani. Al suo fianco dopo pochi mesi arriverà, come collaboratore e allenatore “di campo”, il friulano Enzo Bearzot, uomo della Federazione ed ex roccioso difensore di Torino e Inter. La prima uscita di questo nuovo corso è un’amichevole in Jugoslavia nel settembre del 1974. Gli slavi sono una eccellente compagine con giocatori del valore di Suriak, Petrovic e Oblak. Fra i convocati azzurri spiccano due novità assolute.