La meccanica del gioco ha vinto sull'intuizione dei singoli
Mentre Agnelli e compagnia si spremono le meningi per trovare una soluzione alla scarsa soglia d’attenzione della generazione Z, anche quei vecchi tifosi cresciuti a pane e pallone iniziano a stancarsi di un gioco sempre più noioso. L’esperienza dello stadio, uno dei pochi piaceri e sfoghi settimanali che la pandemia ci ha sottratto, riusciva a mascherare – chissà come – tutta quella incredibile ma ripetitiva ricerca tattica che costituisce oggi l’unico vero motivo d’interesse di questo sport.
A voler spingere questo pensiero fino in fondo, si potrebbe addirittura dire che il calcio attuale rappresenti il sogno proibito dei nerd: un laboratorio di idee tattiche, di movimenti senza palla e ardite costruzioni dal basso che, col pubblico, passerebbero in secondo piano. Ce li vedete voi i portieri giochicchiare nell’area piccola con il fiato dei tifosi sul collo? Ce la vedete una squadra palleggiare nella propria metà campo per cinquanta minuti di fila, senza scatenare un’ironica ovazione dalla curva? Quale che sia la contro-risposta a queste domande, rimane però il risultato finale: questo calcio è noioso, ripetitivo, identico a se stesso. Ma la nostra non è una semplice impressione: i fatti lo confermano.