Reportage dall'Africa settentrionale
La Tunisia è la meno araba delle terre arabe, la meno islamica dei feudi di Maometto e la meno francese delle ex colonie transalpine. I tunisini rinnegano di identificarsi in ciò che la Storia ha tramandato loro, trasformandosi a seconda del contesto e talvolta dell’interlocutore. Sembrano usciti dalla pellicola “L’arte di arrangiarsi”, in cui Alberto Sordi si destreggia nei più disparati trasformismi politici, lettura satirica della Prima Repubblica. Per gli amanti del pentapartito, la Tunisia è un solenne manifesto di imitazione primo-repubblicana. Forse in ciò avrà influito l’esilio di Craxi ad Hammamet, perché il Paese ha seguito pedissequamente l’indirizzo politico che veniva impartito dalle nostre parti. La risposta tunisina a Tangentopoli è stata la Rivoluzione del 2011, un processo tanto atteso per sostituire il regime dittatoriale di Ben Ali quanto illusorio. Difatti, pur avendo inaugurato la “primavera” araba, la Tunisia oggigiorno si ritrova con una democrazia corrotta e il potere monopolizzato non da un solo paio di mani, bensì da un intero partito: Ennahdha.