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Conte è bravo ma non basta

I tifosi dell’Inter stanno metabolizzando il suo arrivo, ma si sente ancora parlare di scudetto, come se bastasse un uomo

01 Giu 2019 - 09:11

L’annuncio di Conte alle 6 del mattino è apparso inusuale ma ha ulteriormente chiarito un fatto: quel calcio fortemente radicato nella tradizione e nelle abitudini dei tifosi va rapidamente mutando verso un’attenzione alle ragioni di un mercato internazionale, oltre che a quelle del pubblico locale. La scelta di Conte è stata accolta con sentimenti discordanti da parte dei tifosi e, chi non apprezza, antepone le ragioni di un passato bianconero e vicende poco limpide, rinfacciate senza mezzi termini. Quello che viviamo è un periodo di transizione che non ha alcun ministro dell’integrazione tra il vecchio modello di calcio e il nuovo. Non ci sono grandi attenzioni verso la sensibilità dei tifosi ma parecchie verso l’ambito social, oltre che ad una certa attenzione ad una comunicazione protetta.

Prima o poi arriverà anche la prima conferenza stampa e le domande scontate sugli scudetti bianconeri e quelli interisti, qualche tentativo di disinnescare le difese immunitarie del tecnico, portato a scherzare ma anche incredibilmente orgoglioso. Le rimostranze degli interisti sono da una parte legittime ma oggi molti di loro hanno dai vent’anni in giù e sanno a malapena chi è Trapattoni, non hanno mai visto giocare Antonio Conte e ignorano parecchie cose della storia del nostro calcio. Il fatto che Conte sia stato parte importante della storia bianconera è perciò un dato curioso ma non così incendiario da suscitare reazioni smodate, come si è letto e sentito da parecchie parti. La proprietà dell’Inter è cinese, il video con Zhang, il nuovo tecnico e Cattelan, è stato realizzato in inglese e tutto il mondo nerazzurro oggi è decisamente proiettato verso un futuro che abbraccia integralmente il significato del nome di un club che si chiama appunto Internazionale. Il significato della rivalità è importante, specie con la Juventus, ma molto radicato nel territorio e decisamente meno nei decisori.

Il pericolo che nell’Inter ci sia poca Inter è però un dato di cui discutere, tanto che Zanetti appare pochissimo e oggi i due manager di riferimento sono, appunto, due ex grandi rivali. Intanto si è di nuovo sentita la parola “scudetto”, associata all’Inter con la consueta disinvoltura e quella capziosità di rivali che cercano di mettere pressione. Il fatto è che l’Inter da anni non arriva nemmeno terza, non vince da tropo tempo e le si chiede di fare un salto triplo. I nomi di Dzeko, Barella e Chiesa sono intriganti ma se si vuole davvero vincere servono fuoriclasse nel pieno delle loro forze, non al tramonto, abituati a vincere e a resistere alle pressioni. Conte è bravo ma serve tempo e non glielo daranno. Servirà a fare un grande passo avanti ma ricordiamoci da dove parte l’Inter, prima di pretendere.