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Cuore Tifoso Inter: 11 uomini al comando

L’Inter di Conte, oltre alle scelte tecniche, ha preso una direzione precisa: personalità senza leader

17 Ott 2019 - 08:31

Il calcio sta cambiando in modo sostanziale, seguendo nuovi principi a cui la maggior parte dei club europei si sta adeguando. La personalità dei giocatori è importante ma rispetto al passato deve essere più funzionale al progetto. Basterebbe guardare i nomi dei giocatori nelle rose dei primi anni del 2000 per accorgersi che c’erano uomini dal temperamento forte, alcuni riconosciuti come leader, altri scomodi ma di grande talento. Nelle rose di oggi è difficile vedere qualcuno con un’indole che si stagli rispetto agli altri. Se prendiamo la Juventus: Cristiano Ronaldo, nel Napoli Insigne, nella Roma Dzeko e nell’Inter praticamente nessuno.

Conte ha rimosso i tre giocatori dalla personalità più irrequieta (ovviamente Nainggolan, Icardi e Perisic) e inteso costruire una squadra che funzionasse come un’orchestra, capace di elaborare un carattere vincente attraverso un metodo di lavoro dedicato alla sola vittoria. Niente di nuovo? Al contrario, perché in questo sistema di lavoro si è probabilmente ragionato sul fatto che non fosse indispensabile avere leader in campo, intesi come giocatori dalla forte personalità, perché questo implicherebbe essere dipendenti dal loro stato di forma o stato d’animo. In passato l’Inter ha avuto autentici trascinatori dal carattere sfaccettato come Zenga, Simeone, Ince, Veron e Cambiasso.

Oggi sono Skriniar, Godin, Brozovic i giocatori con la tempra più riconoscibile ma non ci sono leader intesi come quelli del passato. Conte ha voluto un gruppo di lavoro che imparasse, nel minor tempo possibile, a concepire la vittoria come unica soluzione, a lavorare con il culto del gruppo, dello sforzo collettivo e del raggiungimento dello scopo, dando un senso a parole evocate da centinaia di allenatori ma mai realizzate fino in fondo. Un po' come le promesse dei politici in campagna elettorale. La differenza è che Conte fa un lavoro concreto sulle fondamenta e chiede una leadership collegiale, non più individuale.

Anche l’abbattimento della giustificazione, di qualsivoglia vittimismo, fa parte di un metodo. Perciò tanta rabbia e rammarico per i due gravi infortuni a Sanchez e D’Ambrosio ma niente altro. Il Sassuolo ha spesso la fortuna di incontrare l’Inter in momenti particolari della stagione e anche questa volta troverà una squadra priva di diversi giocatori, tra cui Stefano Sensi che si sta cercando di recuperare almeno per la gara decisiva col Borussia Dortmund. La prima soluzione è la mentalità con la quale si affronterà la trasferta contro la bestia nera, il resto verrà da sé.

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