Secondo tempo senza idee. Lasciando perdere il gioco
di Gabriele Borzillo
Niente da fare, c’è scritto nelle carte che l’Inter deve necessariamente giocare con la linea dei tre dietro, senza supremazia in mezzo al campo e non chiudere le partite che un gesto buono verso il compagno a secco di gol dalla notte dei tempi si fa sempre, soprattutto quando sei sopra di uno e manca un’eternità al minuto 90, nel caso di ieri 96.
Io capisco tanto, cerco di capire tantissimo, mi sforzo di difendere, a tratti, anche l’indifendibile: ma così davvero no, così è assistere a uno spettacolo insufficiente e senza nemmeno possibilità di tirare in ballo la sfiga, il palo, la traversa, la congiunzione astrale. Antonio Conte, del quale sono fervente sostenitore, sembra aver perso non il tocco magico, quello per cui i suoi uomini entravano in campo spiritati, qui a tratti si addormentano, ma l’idea di un gioco che non c’è. Chiaro, parliamo accecati da una pochezza vista raramente al Meazza: 34 minuti - dal rigore sbagliato di un Lautaro lontano anni luce dal giocatore apprezzato fino a dicembre al fischio finale, si faccia qualcosa per cortesia – di una tristezza così avvolgente, quasi deprimente, da non arrabbiarti nemmeno alla fine: troppo brutta l’Inter per assomigliare a una squadra di calcio. Semmai ti arrabbi perché potevi essere in spiaggia a fare il bagno in una calda domenica di inizio luglio.
Il 352 fa acqua da tutte le parti, il 3412 se possibile ancora peggio. Perfino ieri, nel momento migliore dei nerazzurri, che hanno disputato un buon primo tempo in tutta sincerità, senza la paratona di Samir i bolognesi avevano bucato la linea con un semplice tocco in profondità, mica chissà cosa. Orsolini, commosso da cotanta generosità, ha centrato il portierone interista in uscita. Dopodiché capisco il concetto di squadra famiglia: ma se vinci di uno e sei in 11 contro 10 e hai un calcio di rigore a favore e hai un rigorista designato e il rigorista non tira per favorire il compagno sfortunato beh, scusatemi, qui è cercarsela. Così come, abbia pazienza Conte, è cercarsela anche cambiare centrocampo a 5’ dalla fine, quando appariva chiaro a tutti che in mezzo si ballava dal settantesimo circa, pesantemente.
Oltretutto, mi riscusi, questo schemino trito e ritrito sta portando Eriksen, Eriksen mica io, a sembrare un giocatore qualunque, oltre ad aver confuso, diciamo così, sia Skriniar che Godin, due dei centrali più forti al mondo, mica pizza e fichi. Faccia qualcosa, Antonio, per cortesia: non ci meritiamo prestazioni del genere.