Il segreto dell’Inter? Seguendo i calciatori nerazzurri Antonio Conte. Ascoltando Antonio Conte, i suoi calciatori. Sarà perché tutto sembra andare per il verso giusto, sarà perché la squadra sembra lontana anni luce da quella ammirata, si fa per dire, nelle ultime stagioni, sarà perché da troppo tempo i tifosi non andavano allo stadio con una certezza, ovverosia vedere chi indossa i nostri colori impegnarsi fino ad uscire dal campo con la famosa maglietta sudata, sta di fatto che qualcosa di diverso c’è ad Appiano e non è una semplice impressione.
Basta varcare il cancello del centro sportivo nerazzurro per rendersi conto di quanto sia cambiata l’aria, l’atmosfera sia diversa. No, non fantasticate; non è né il mulino bianco né una caserma dove tutti sono inquadrati e si fa esclusivamente quel che dice l’uomo al comando, tradotto Antonio da Lecce. Esiste, questo sì, una unione di intenti che negli anni passati pareva una chimera. Tutti remano verso un traguardo comune. Non è vincere lo scudetto o chissà cos’altro, è migliorarsi giorno dopo giorno, prendere coscienza e conoscenza e dei propri limiti e delle proprie virtù calcistiche, aiutati in questo da un allenatore indubbiamente vincente, diretto, attento ai minimi particolari, pronto a seguire i suoi calciatori. I quali, ricordateveli solo un anno fa, sono progrediti in maniera esponenziale o quasi. A parte tornare sul discorso solito di Candreva osservate De Vrij; già era forte ma, dal mio personale punto di vista, col tecnico salentino ha acquisito maggiori certezze ed oggi non è più soltanto il difensore tosto chiamato per tirare su un muro. Oggi è anche il regista arretrato, l’uomo che può innescare i compagni d’attacco col lancio giusto, con l’imbucata che non ti aspetti, come accaduto contro il Borussia Dortmund. Conte, nella conferenza di ieri pomeriggio, solleticato ha parlato anche di Marcelo Brozovic, definendolo un punto di riferimento per i compagni ma, attenzione, insieme stanno lavorando sulla fase difensiva perché Brozo, per Conte, è un top che ancora non sa di esserlo. Entrambi ventisette anni, entrambi destinati a diventare i leader di un’Inter che sta nascendo. Perché guardate, l’età media di questa squadra è relativamente bassa e ciò può voler dire che il futuro, se ben organizzato e pianificato, ci appartiene.
Senza troppi voli pindarici pensiamo al Parma; non viene a Milano in gita di piacere, dovremo essere bravi e concentrati. E non ho dubbi sull’atteggiamento con cui scenderemo in campo; per vincere, poi vada come vada sono sicuro che li vedrò lottare novanta minuti. Più recupero.