I due match contro Barça e Juve sono da preparare con attenzione e affrontare con energia. A distanza di quattro giorni è complicato
Giocare contro il Barcellona, in uno stadio dove l’Inter perde da quasi 50 anni e non segna mai, contro una formazione ritenuta a lungo la più forte di sempre, poi tornare a Milano e tre giorni dopo incontrare la squadra che da anni vince il Campionato, è eccitante, ancorchè frustrante. Specie se si pensa che la Juventus ha un giorno in più di riposo e gioca anche in casa contro il Bayer Leverkusen, dunque non ha la fatica della trasferta. L’Inter in un mese è cresciuta molto e ha dimostrato di meritare la vetta della classifica nelle ultime tre partite. E’ germogliato il gioco, è salita l’autorevolezza e si sono perfezionati i meccanismi.
Incontrare due squadre così forti in pochi giorni può generare uno stato di tensione positivo che rischia di frantumare le ancora giovani certezze o di esaltarlo al parossismo. Il calendario ha stabilito così e, più che una giustificazione, c’è la bruciante sensazione che non si potrà giocare al massimo contro avversari più forti. Non si tratta solo di energie fisiche ma di quelle nervose che in genere si consumano anche inconsapevolmente, senza contare che diversi giocatori non hanno esperienza internazionale o l’abitudine a sfide di vertice. L’Inter ha un organico che non può prescindere dal collettivo e in cui Sensi è il giocatore che eleva il gioco e lo rende imprevedibile. Oggi lui è il principale punto di forza, insieme alla difesa (in cui Bastoni ha fatto un ottimo esordio), al consolidamento di Brozovic e la sostanza di Barella.
Antonio Conte è il collettore delle risorse emotive, il generatore elettrico attento a non far calare mai l’attenzione verso alcun avversario. Per quest’ultimo motivo va tenuto a mente che se con i catalani sarebbe importante fare una grande partita e segnare, dall’altra con la Juventus, qualunque sia il risultato, è fondamentale uscire a testa alta e ricordare che i campionati si vincono battendo Lecce, Udinese, Cagliari, Verona, ecc… C’è da aspettarsi che al Nou Camp il tecnico scelga di schierare Sanchez dal primo minuto, non faccia turno over in difesa e a centrocampo, mentre alterni gli esterni e pensi ad una staffetta tra Lukaku e Lautaro Martinez. Quest’ultimo ha bisogno di maturare nella freddezza sotto porta e diventi imprescindibile. E’ un’attaccante dalle caratteristiche uniche da cui ci si attende una stagione da protagonista e non di una timida crescita. Conte lo sta sferzando ma è anche l’unico giocatore di quel reparto che non ha scelto personalmente e sarebbe un bene che tornasse a fare gol pesanti.