L’Inter fallisce sempre gli appuntamenti più importanti con squadre forti. E’ ancora in ballo per lo scudetto ma Conte deve intervenire
In pochi giorni due obiettivi si sono improvvisamente allontanati. Due sconfitte poco metabolizzabili, difficilmente comprensibili dopo il trionfo nel derby. Così si è scoperto che Conte non sa rinunciare al modulo di inizio stagione, non intende utilizzare dall’inizio Eriksen, nonostante l’assenza di Sensi. L’Inter con le squadre medio basse vince, con quelle dello stesso livello tra Campionato e coppe, perde o pareggia. Appare evidente da ottobre che la squadra giochi molto meglio un tempo rispetto all’altro, fatto salvo che nessuna squadra gioca interamente bene 90 minuti, l’Inter però ha un approccio ad uno dei due tempi più sproporzionato rispetto all’altro e se va sotto non cambia ritmo.
Parliamo di una squadra che impiega troppo tempo nella formulazione del gioco e tende ad andare in orizzontale, subendo lo stesso tipo di impaccio degli anni precedenti, quando la prevedibilità della manovra superava la qualità dei suoi effettivi, incaponendosi in trame che gli avversari leggevano a memoria. L’Inter è al primo anno di Conte e di un progetto venduto male. L’informazione che passa tra stampa e i tribuni dei social è che l’Inter abbia speso tanto e debba vincere. Le mezze verità sono sempre più disoneste di una bugia perché si capisce che vengono diffuse con l’intento di creare più un contrasto, una polemica invece di una realtà oggettiva.
L’Inter ha ceduto giocatori importanti (Nainggolan, Perisic, Icardi) e puntato su altri per tentare un progetto basato sul gruppo, sulla coesione e l’identità, passando anche attraverso scelte radicali o apparentemente naif come la rimozione dell’inno “Pazza Inter” per dare un segnale. Non ha solo comprato, non ha solo speso, non ha fatto un progetto dissennato per andare dietro alla volontà di un uomo viziato. Ha fatto un progetto, parola che in Italia non è frequentata, anzi è quasi sospetta. Il nemico dell’Inter interno ed esterno è proprio questo squilibrio tra la critica legittima sui moduli e le scelte che l’Inter e Conte meritano, e quella in malafede che si abbatte su tecnico e squadra con aggettivazioni senza controllo e certificati di incapacità. Il treno non si ferma e il Ludogorets va affrontato seriamente, poi la Samp che ha perso una partita anomala, di nuovo il Ludogorets a San Siro e, solo tre giorni dopo, la Juventus.
Lautaro Martinez non sembra in un bel momento ma in generale la squadra non ha quel tipo di personalità che le permetta di ribaltare il tavolo negli scontri diretti. Gli uomini di esperienza ci sono ma Ashley Young è appena arrivato, Godin è a disagio. In generale il centrocampo è forte ma senza le caratteristiche tecniche e fisiche necessarie per trovare giocate importanti. Sono elementi su cui Marotta rifletterà a fine stagione ma la speranza è che la squadra non si butti via proprio ora.
In ultimo un particolare non trascurabile: il rigore su Immobile è discutibile, parecchio, ma non scandaloso. Quello che lascia pensare è un rigore netto su De Vrij, cinturato in area e non calcolato dai mezzi di informazione. Un paio hanno scritto che è stato un intervento rischioso (un modo per non dire che era rigore) e da tempo è evidente che il nostro calcio vive di politica, attenzione ai dettagli, quella che dopo Mourinho non vi è più stata. Sarebbe opportuno non ignorare un dato tanto importante.