© Getty Images
© Getty Images
Entrano Brozovic e Sanchez, l’Inter espugna la Dacia Arena
© Getty Images
© Getty Images
Fossi Antonio Conte inizierei a essere felice. Domenica sera a un certo punto di una partita noiosa, difficile, ostica, fastidiosa e complicata Antonio si è girato estraendo dal cilindro l’accoppiata Brozo-Alexis, cambiando Eriksen ed Esposito e, improvvisamente, alzando i giri del motore nerazzurro, fino a quel momento poco reattivo. Il tandem Sanchez-Lukaku ha letteralmente aperto le maglie, strettissime, della difesa friulana e la partita è stata chiusa in sette minuti sette, né uno più né uno meno.
Ora già mi vedo le critiche piovere addosso a Eriksen, a tratti lento e qualche volta impacciato, o al baby Esposito, volonteroso ma poco pratico e spesso arruffone. Beh, sul danese credo basti dare un’occhiata alla sua carriera, avere pazienza e attendere qualche settimana per vederlo appieno negli schemi contiani. Sebastiano invece deve studiare, affinarsi, imparare l’arte della concretezza e badare di conseguenza al sodo, ché di tanto in tanto si perde in dribbling complicati o aspetta, per pura inesperienza, quel secondo più del necessario per liberare il compagno o cercare la porta avversaria. Personalmente credo Esposito un crac futuribile, uno su cui puntare a occhi chiusi; lo aspetto, sarà uno dei paletti su cui fondare l’Inter del futuro. Che dovrà, in maniera imprescindibile, poter contare su una ventina di calciatori interscambiabili.
Eriksen non deve studiare nulla, lui al limite può insegnare il calcio; certo, il ragazzo domenica sera non ha brillato, non è stato esplosivo, non ha cambiato volto alla gara. Ma fino a tre giorni fa viveva ancora a Londra, non conosce il campionato italiano e non è nemmeno abituato a giocare 3-5-2, modulo prediletto da Antonio Conte; il quale, va detto, ha chiaramente lasciato intendere che il giovanotto danese, nel caso in cui Brozovic fosse stato in condizione, non avrebbe giocato titolare, proprio perché deve integrarsi nel modello di gioco offerto dal tecnico salentino e comprenderne per intero le sfaccettature.
Con l’allenatore nerazzurro non si improvvisa niente, tutto è studiato nei minimi particolari. Quindi non mi accodo alle eventuali critiche verso Eriksen; lo aspetto invece con grande fiducia, certo che sarà un’arma importante per l’Inter e un punto di riferimento per i compagni di squadra. Udine ha fatto capire che la strada intrapresa è quella corretta; non ci sono titolari, non ci sono panchinari. Ci deve essere un gruppo, diciotto/venti uomini, allo stesso livello; questa è la base da cui partire per arrivare a traguardi importanti.