L’Inter giochicchia, va sotto, esce dalla partita e perde. Addio Scudetto
Insomma, sono onesto, mi aspettavo qualcosa di più. Oddio la squadra non è ancora all’altezza delle grandi corazzate d’Europa, e gli avversari di ieri sera volenti o nolenti rientrano nel range ma, perlomeno, speravo di vedere tanta grinta, voglia di spaccare il mondo, cattiveria agonistica. Invece no e, al di là del 352 contiano riproposto coi bianconeri nonostante ci avessi già perso nella partita d’andata, lo spirito di reazione della truppa nerazzurra è stato pari a zero. Niente. Preso il gol, usciti dalla tenzone. Oltretutto a poco è servito anche il tentativo di cambio modulo a venti minuti dalla fine, ormai l’Inter era mentalmente negli spogliatoi.
Questo mi ha colpito negativamente, abituato alle squadre di Antonio Conte che arano il campo per novanta minuti. Lo scudetto è ormai un’utopia, una chimera per la quale dovremo attendere la prossima stagione; peccato, siamo scivolati sul più bello, con un inizio del girone di ritorno da brividi. La stagione comunque non è finita, c’è un’Europa League da onorare per dare un senso al lavoro svolto finora. Che continuerà il prossimo anno, sempre con Antonio Conte in panchina. Nonostante tutto non mi sento di buttare via sette mesi di calcio discreto, offuscati dalle ultime prestazioni.
L’atmosfera dello Stadium era surreale, un po’ come tutta la giornata calcistica seguita senza nemmeno troppo patema d’animo. Ci sono problemi molto più seri e importanti nella penisola, ahimè. Vedremo in settimana se il torneo proseguirà regolarmente o se, come pare probabile, chiuderà la serranda fino a data da destinarsi.
Il ping pong domenicale tra lega e ministero dello sport è stata una brutta pagina del pallone italiota, con uno scarico di responsabilità che non può dare certo lustro al nostro Paese, con quell’indecisione perenne, quel fallo tu no io no tocca a te, davvero di pessimo gusto. Così mi sono venute in mente le parole di Steven Zhang che potrà anche aver sbagliato l’uso dei termini, se proprio proprio vogliamo fare i precisini dopo averne sentite di ogni nel fatato mondo del calcio, ma non ha sbagliato nulla nella sostanza. La salute al primo posto.
Davvero, non sentiamo l’esigenza di rinvii, posticipi, porte chiuse, porte aperte; che si prenda una decisione, definitiva. Meglio, che qualcuno abbia il polso per farlo; senza rimandare o, peggio ancora, demandare.