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Dai Inter, ci siamo anche noi!

Partita grinta e cervello della banda Conte che piega il Borussia. Ora tutto si riapre

24 Ott 2019 - 08:29

Non so da cosa partire per commentare questa Inter, che quattro mesi fa ha battuto l’Empoli tra balbettii e tremori generali, in preda a paure interiori che nemmeno Freddy Krueger avrebbe potuto suscitare. Che, alla prima uscita europea, ha steccato senza se e senza ma contro lo Slavia. Che ha lavorato in silenzio, mentre qualche fantastico osservatore notava la crisi di Lukaku (5 gol in 6 partite e mezzo) senza accorgersi della crescita esponenziale di Lautaro Martinez.

Allora parto da un ragazzo che, dopo le prime due partite, veniva tacciato di capacità prossima allo zero in campo. Il solito paccotto estivo strapagato, si scioglierà alle prime difficoltà; Nicolò Barella, autore di una partita ai limiti della fantascienza, ventiduenne col fosforo di un navigato capitano di mille battaglie. Carattere da vendere, leader e trascinatore, centrocampista a 360 gradi. Se preferite parto da Sebastiano Esposito, diciassette anni, voglia di giocare e spaccare tutto; entra per dare il cambio a un Lukaku che ieri sera non ha quasi mai trovato il passo, il ritmo. Il ragazzino, al contrario, per trovare passo e ritmo ci ha messo un nanosecondo. Senza esaltarsi più di tanto, senza fare manifesti con cui tappezzare la città, ma se le premesse sono queste di Esposito sentiremo parlare tanto. In maglia nerazzurra, ovvio. Penso a Candreva, al suo gol, alle sue corse, ai fischi che si è beccato in questi anni dalla Milano nerazzurra, al calciatore ritrovato, ai miei voti in pagella quando centrava implacabilmente l’avversario che gli si opponeva; ecco,

Tonino è l’esemplificazione del contismo più puro, del sacrificio laddove pecca la tecnica. E come non citare Gagliardini, altro giocatore che il tecnico di Lecce ha riportato a livelli importanti; c’era gente, scommetto un paio di centesimi, che alla lettura della formazione, col Gaglio titolare, si è messa le mani nei capelli. Lasciamo stare, pensiamo alle cose serie. Come Lautaro; a parte il rigore sbagliato il giovanotto argentino ha battezzato anche il Borussia, entrando ormai di diritto nel cuore della maggior parte dei tifosi nerazzurri, innamorati del Toro sempre più. Poi tutta la squadra, da De Vrij a Marcelo, da Asa a Skriniar (in alcuni momenti monumentale), da Godin ad Handanovic, che da quando ha la fascia al braccio estrae dal cilindro interventi di una difficoltà davvero notevole. Senza dimenticarsi, mai, di Conte; sta plasmando una squadra compatta e agonisticamente sempre presente. Sia chiaro, non è successo nulla; ma lasciateci godere, almeno per stasera. Sabato sarà un’altra battaglia, in un Meazza ancora esaurito.

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