L'Inter sta pensando a Kovacic e più di qualcuno si accorge che Mancini era un allenatore importante
L'ufficio riabilitazione dell'Inter ha riaperto e qualcuno, ma non tutti, perché gli irriducibili che non cambiano mai idea su niente e nessuno sono sempre troppi, ha compreso che tutte le invettive lanciate verso alcuni personaggi del passato erano del tutto fuori luogo, sbagliate o quantomeno esacerbate dalla delusione del momento.
Roberto Mancini è uno di quegli allenatori che ha diviso il pubblico nerazzurro e ha trovato milioni di detrattori, capaci di sottostimarlo fino al punto di non concedergli alcuna competenza in materia calcistica. Massacrato nel suo breve ritorno all'Inter, a Mancini non è stata concessa una sola attenuante e gli è stata persino corrisposta la paradossale accusa di sopravvalutazione. Su di lui pochi giudizi tecnici o pacati, solo requisitorie esasperate da parte di un'opinione pubblica che, negli anni, non si è mai emancipata dal giudizio tranciante. O fenomeno o scarso. Così Mancini è stato iscritto alla seconda categoria, senza ritorno. Ora allena la Nazionale e lo fa con una capacità che dovrebbe far riflettere, perché gli azzurri non solo vincono ma giocano anche bene. I "ridimensionatori" di professione dicono che batte nazionali scarse e forse dimentica come ha giocato la nazionale negli ultimi anni, anche prima di Ventura, contro qualunque avversario. Difficile, probabilmente impossibile che un giorno torni ad allenare l'Inter per la terza volta ma gli andrebbe riconosciuta, da parte dei suoi critici, una formidabile attenuazione dei giudizi espressi livorosamente contro di lui.
Un altro che, a causa di necessità economiche, è stato venduto dall'Inter, è Mateo Kovacic, ora riavvicinato al nerazzurro, anche solo per un sondaggio. Probabilmente non tornerà ma il fatto è che, ancora oggi, su di lui viaggiano indisturbati preconcetti che non trovano argine: "Perdeva sempre il pallone", "Era una riserva del Real", “Nel Chelsea cosa ha fatto?". Quando ci si trova di fronte a tanti pregiudizi tagliati con l'accetta, opporre un ragionamento è complicato, anche se mostri numeri importanti. Dalle 73 presenze con la squadra per tre anni vincitrice della Champions, alla stagione da protagonista nel Chelsea, pur senza essere un trascinatore. Perché la colpa è sempre quella: se sei un fuoriclasse assoluto, un fenomeno riconosciuto non vieni toccato, diversamente vieni bollato. All'Inter Kovacic aveva 18 anni (diciotto!) ed era stato messo in cabina di regia in un incredibile periodo di emergenza, quando l'Inter di Stramaccioni falcidiata dagli infortuni, giocava con Handanovic; Jonathan, Ranocchia, Juan Jesus, Pereira; Zanetti, Kovacic, Kuzmanovic, Schelotto Alvarez, Rocchi (formazione scesa in campo ad aprile del 2013 contro il Parma) e poteva contare in panchina su Garritano, Pasa, Belloni e un giovane Benassi. Giocare in quelle condizioni era complicatissimo e l'Inter, insieme a Kovacic, per non parlare di Stramaccioni, ne pagò le conseguenze. Non so se tornerà ma se dovesse farlo, c'è da sperare che tanti interisti non vadano allo stadio con il fucile della prevenzione ma si divertano a vedere un giocatore cresciuto e prezioso in qualunque centrocampo al mondo.