Imperversano le polemiche su affari fatti e voci di mercato: e siamo al 6 giugno
Cicerone scriveva "historia magistra vitae" nel suo 'De Oratore' e la frase risuona nelle orecchie di tutti ormai da un paio di millenni. Già vale poco in sedi istituzionali ben più importanti, figuriamoci quanto può contare nell'ambiente pallonaro. Perché oggi è il sei giugno, campionato chiuso da una decina di giorni, il calciomercato deve ancora entrare nella fase più calda e combattuta ma impazzano le voci, si inseguono costantemente, chiunque sa tutto di tutti e ogni giorno è buono per accostare quel giocatore a quella squadra; ma, il giorno dopo, sempre lo stesso giocatore firmerà per una seconda squadra, ammesso che non ce ne sia una terza in agguato. E così via, nello sfinimento assoluto.
Casa nostra; ad oggi l'unica certezza è Diego Godin, 33 anni, roccioso difensore di Rosario, Uruguay, parametro zero dall'Atletico Madrid. Conta un palmarès personale che tutta la squadra nerazzurra insieme manco ci arriva. Però, per alcuni, è vecchio. E poi dove lo sistemi? Sì, ma a tre non sa coprire, è lento. E a quattro? Te lo vedi a quattro? Basta fare un giro sui social, mica me le invento queste considerazioni. Cioè, esiste una parte della tifoseria nerazzurra che mette in dubbio l'acquisto di uno dei centrali più tosti del mondo, non della Lombardia. Questione di punti di vista.
Continuando nel nostro viaggio mi sono imbattuto in Barella, accostato da più parti al nerazzurro. Giovanotto dalle belle speranze, pure interista, è uno dei centrocampisti emergenti del calcio nostrano. Costa, perché tutto costa al mercato, probabilmente troppo rispetto a quel che ha mostrato sul campo; ma qui confido nelle abilità di manovra che contraddistinguono Marotta per portarlo a casa a cifre accessibili. Ricordando, per tornare a "Historia magistra vitae", le pernacchie e i colpetti di gomito con cui venne accolto l'approdo interista di Milan Skriniar. Ventotto milioni? Ma siamo pazzi? Oggi, forse, Skriniar vale tre volte tanto.
Ultimo, ma non ultimo, Edin Dzeko. Io, premessa, adoro Palacio del quale non mi sarei MAI disfatto, immensa intelligenza calcistica da distribuire a compagni di squadra immaturi. Cosa c'entrano i due, vi domanderete. Ecco, Dzeko è un altro Palacio, tecnicamente valido ma, soprattutto, calcisticamente avanti anni luce rispetto al 99% dei colleghi. Uno in grado di insegnare trucchi e movimenti a ragazzi giovani e acerbi. Arriverà? Me lo auguro, manca una figura del genere in rosa. E parliamo solo di antipasto; il piatto forte, l'armageddon, si scatenerà più avanti. Per ora siamo alle scaramucce.