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Il soffitto è molto in alto

L’Inter vuole tornare a primeggiare ma deve anche confrontarsi con un Campionato meno ricco di altri e una concorrenza che spende senza argini

07 Giu 2019 - 08:16

Tutti concentrati sul primo acquisto dell’Inter che potrebbe essere Barella. L’Inter sta trattando la cifra che potrebbe essere di 35 milioni più bonus, oltre all’inserimento di Eder, al rientro dall’esperienza cinese. Diversamente il Cagliari chiede 50 milioni. Poi c’è un mercato da proseguire, perché, ad esempio, serve un altro centrocampista fisicamente valido e possibilmente tecnico, un terzino di spessore, un esterno e due attaccanti. Se tutti questi giocatori dovessero costare questa cifra si arriverebbe a spendere una follia. Consideriamo però il problema: questo genere di costi vengono sostenuti annualmente in Spagna, Germania e Inghilterra, nostri competitor principali. Il fair play finanziario inoltre, per anni mannaia dell’Inter e inibitore delle ambizioni, è un invenzione giusta nella teoria ma perversa e iniqua nella sostanza, specie dopo che l’Uefa nel 2014 aveva comminato due multe di 60 milioni a PSG e City, pagate serenamente dalle proprietà, libere di poter violare i principi del fair play per potersi rinforzare.

Pensiamo ai primi colpi di mercato di questa stagione in Europa. In Germania Lucas Hernandez, esterno sinistro francese, non un attaccante da 30 gol a stagione, a 23 anni, è passato dall'Atletico Madrid al Bayern per la bellezza di 80 milioni.
Il Barcellona ha inaugurato la campagna di rafforzamento con De Jong, pagato ben 75 milioni.
Il Real Madrid sta rifondando e per farlo, ha iniziato prelevando dall'Eintracht Francoforte Jovic, per 60 milioni e Rodrygo, brasiliano di solo 18 anni per 45 milioni.
Persino la Juventus, che in questi anni ha avuto una concorrenza azzerata in Italia, ha dovuto confrontarsi in Europa con un livello di spesa difficilmente sostenibile per primeggiare. Gli Ajax, i Tottenham, I Borussia Dortmund e gli Atletico esistono ma, olandesi a parte, fanno tutti parte di Campionati più ricchi e i lancieri stanno per essere depredati dalle richieste dei grandi club.
La nostra Lega è infinitamente più povera e debole rispetto a quelle delle nazioni in cima al ranking, la Serie A viene venduta ancora ben al di sotto del suo potenziale e questo impedisce di tornare all’Italia degli anni 80 e 90. Conte parla di vittorie e fa piacere, è sempre bello poter aspirare a qualcosa di importante ma in Italia il gap con la Juve non è sicuro che si possa ridurre in una sola sessione di mercato e in Europa il livello è decisamente più alto.
Paradossalmente si potrebbe essere più sereni se Conte pianificasse un progetto triennale, tentando anche di vincere, of course. Se il suo ciclo invece durasse solo due anni, spremendo la squadra e lasciando anche un buon ricordo ma senza costruire qualcosa per il futuro, allora sarebbe preoccupante. L’Inter non può più permettersi di ricominciare da zero e aspettare un eventuale nuovo messia in panchina.