La squadra butta al vento troppe occasioni. E viene puntualmente castigata
La coperta, come la giri e la volti, è sempre corta. Inutile raccontarsi bugie o, qualche volta, mezze verità; questa squadra non è difficilmente migliorabile. Questa squadra, semmai, è assolutamente migliorabile. Il pareggio raggranellato con la Juventus mi ha lasciato in bocca più l’amaro dei due punti persi che non la serenità del punticino guadagnato; siamo in ritardo di 4 lunghezze rispetto al campionato scorso, terzi per orrori altrui, non grazie a grandi partite disputate, autori di un girone di ritorno, tralasciamo il derby, piatto, ma piatto vero. Sinceramente speravo, dopo la campagna acquisti avallata da Spalletti, in qualcosa di meglio. Perché, per me, siamo più forti e completi della passata stagione. Invece no.
Che sì, qualche arbitraggio imbarazzante è capitato; ma se me la prendo per l'Abisso di Firenze o il Manganiello di Inter-Parma (che attese invano la chiamata al VAR di Rocchi, per dovere di cronaca) qualcuno mi restituisce quei punti?
Cerchiamo di migliorare piuttosto le cose di casa nostra. Partendo dal gioco; prevedibile, sempre lo stesso canovaccio, zero fantasia. Qualche volta Spalletti ha mescolato le carte ma, nella maggior parte dei casi, il 4231 proposto è noioso, fatto di titic titoc orizzontali, palloni sulle fasce e cross per la punta. Rare le verticalizzazioni improvvise o gli inserimenti senza palla dei centrocampisti. E gli avversari lo sanno, ci conoscono, ci aspettano e ripartono. Controprova? La difficoltà, enorme, che incontriamo contro chiunque quando siamo chiamati a dettare il gioco. Manca il guizzo, l'invenzione, quel quid in più tipico delle grandi squadre, che possono contare su campioni in grado di fare la differenza nei momenti complicati. Se andiamo in vantaggio, poi, manca quasi sempre la tranquillità del saper gestire tipica di un gruppo sicuro del proprio potenziale. E se finiamo sotto ci smarriamo, figli di insicurezze mai risolte.
Personalmente credo nell'inserimento di due o tre grandi giocatori e non nella rivoluzione totale. Giocatori di prima fascia, per capirci. Campioni. Non prestiti che poi vediamo come va a finire. Il settlement è chiuso, il tempo del non possiamo investire nulla alle spalle; con attenzione e oculatezza, ma vanno affrontate spese importanti per uomini importanti. Qui entra in scena Marotta; deve restituire all'Inter un respiro da squadra di vertice. Spalletti stesso dovrà cambiare, stupire, improvvisare, essere camaleontico. Altrimenti, con la prevedibilità attuale, continueremo ad accontentarci. Siamo l'Inter, accontentarci anche basta, grazie.