L’Amministratore Delegato nerazzurro ha pieni poteri in seno alla Società nerazzurra. Ordine di Suning
Ormai pare proprio che non si muova foglia, ad Appiano Gentile, che Marotta non voglia. Ed il buon Beppe, di cui tutto si può raccontare ma non che si sia presentato a casa Inter in punta di piedi e senza far rumore, ricordare multa a Nainggolan e un simpatico siparietto invernale su Perisic e la sua voglia di partire verso nuovi lidi, ha iniziato la restaurazione. Ha le spalle grandi Marotta, avete letto bene, con la esse davanti, e l’esperienza adatta a rimettere in pista una macchina singhiozzante da troppo tempo. Non che il compito sia di quelli semplici, il famoso gioco da ragazzi, ma nulla di spaventoso per Beppe (scusi sa se la chiamo per nome, ormai è uno di famiglia). Il quale, dopo essersi insediato come ricordavamo poco sopra, contatta Antonio Conte da Lecce, con cui ha formato un binomio vincente ad altre latitudini; ma pur sempre binomio vincente. Perché Marotta, dal suo arrivo, si è reso conto dell’allegria un po’ naif che animava i corridoi di Appiano.
Ora, niente da obbiettare sull’allegria, ci mancherebbe; ma la cosa primaria, la più importante, sono i risultati sul campo. Che mancavano, inutile stare a fare l’elenco della spesa. Chiaro, le decisioni dell’Amministratore Delegato non possono né potranno accontentare tutti i tifosi nerazzurri, critici a prescindere spesso e volentieri, a volte anche senza troppa ragione. Ma siamo interisti, abbiamo il palato fino e non ci accontentiamo delle briciole.
L’arrivo di Conte, in questo senso, non vorrei avesse suscitato, negli animi già caldi del tifo, una sorta di aspettativa che sarebbe meglio prendere con le molle. Perché il gap con chi ci precede è importante, perché non basta una sessione di mercato senza settlement ma, comunque, sotto l’occhio vigile dell’UEFA e con un fatturato che ancora non ci consente voli pindarici all’inseguimento dei Griezmann o dei Firmino di turno.
È come se stessimo costruendo una nuova casa; bisogna partire dalle fondamenta, non si può pretendere di erigere un grattacielo basato sul nulla. Altrimenti o si salta o, peggio ancora, si spendono centinaia e centinaia di milioni di euro in figurine utili ad infervorare l’animo della tifoseria nell’immediato ma totalmente inutili per un progetto che abbia un senso nel tempo. Suning ha deciso; chiavi di casa in mano a Marotta, plenipotenziario con annessi oneri e onori. Per risollevare un popolo che aspetta da anni un nuovo corso calcistico; dal triplete, mai dimenticato, sta iniziando a trascorrere troppo tempo senza acuti, con rendimento sul noioso andante.