Non si può più sbagliare. Servono orgoglio e voglia di vincere
All'Inter si parla. E si parla. E si parla. E poi, per finire, si parla. L'Inter è una piazza dove ognuno può dire la sua, senza interventi dall'alto che tanto le cose si sistemano da sole. Così si è arrivati alla rottura con Icardi (perché di rottura parliamo, mettiamo da parte gli ultimi proclami d'amore), alle voci continue e costanti sul sostituto di Spalletti in panchina (che il buon Luciano non abbia fatto bene mi sembra evidente, organizzargli il funerale calcistico da dicembre un po' esagerato), alla solita fiera del chi arriva chi non arriva, iniziando da aprile, accompagnata come da costume dal chi parte chi non parte e gli indecisi.
Una situazione per nulla gradevole, con voci che si alimentavano da sole proprio per l'assenza di un contraddittorio; qualcuno ha mai sentito il Presidente dire "no, Spalletti non si tocca?". O, che so io, un normalissimo "tra la squadra e il suo capitano è capitato questo quindi si è deciso di agire in tal modo". Io no, restando francamente stupito vista l'esperienza non tanto di Zhang junior, è giovane ed entusiasta ma ancora acerbo di fronte a certi lupi mannari, quanto di Marotta e Ausilio. Intendiamoci, non è colpa né di Zhang junior, né di Marotta, né di Ausilio se oggi siamo in una situazione non critica, mi sembrerebbe una definizione quantomeno esagerata ma, di certo, non rosea. Però, ogni tanto, un urlo ben fatto, un cazziatone generale a voce alta ci starebbe stato bene. Che mio padre diceva sempre: mazze e panelle fanno i figli belli, panelle senza mazze fanno i figli pazzi.
Quel che ci rimane da fare, in vista di domenica, è tenere le bocche ben cucite, abbassare il capino e correre, correre, correre. Sudare come delle bestie. Perché domenica sera non si può sbracare, non ci si può presentare in campo con la tremarella, col braccino, con la paura di vincere. E basta con la storia delle finali. Davvero, trovo poco edificante paragonare Inter-Empoli a una finale. Ma finale di che? Di cosa? Per di più, come qualcuno la mena con la storia delle finali, inizia ad andare tutto di sfiga che più sfiga non si può. Ovvio, poi se ti presenti con la stessa grinta di Napoli – imbarazzanti - la sfiga c'entra zero.
Non ho più voglia di sentire parole spese all'inseguimento del presunto interismo. Ho voglia di vedere una squadra giocare a pallone. Forse non saremo dei fenomeni, mai pensato, certo non siamo quelli degli ultimi due mesi. Soprattutto quelli di settimana scorsa. Quindi testa bassa e pedalare. Il traguardo non è così complicato da raggiungere.