Godin a parte, la nuova campagna acquisti è per ora molto teorica e poco pratica
Il tempo per risolvere tutte le questioni più spinose e portare a casa i giocatori che rinforzeranno l’Inter, non manca. Nei tifosi dell’Inter invece, leggendo commenti per ogni situazione in essere, sembra ci sia meno convinzione e più disincanto. Quella fede cieca e incrollabile verso il futuro sta facendo i conti, specie in questo momento di riflessione e ricostruzione, con i tanti, troppi cambiamenti a cui la società è stata sottoposta in questi anni. Sempre più persone si sono accorte che, a differenza del passato, quando finisce un Campionato non si ricomincia tutti alla pari e non basta una sola campagna acquisti per sognare di vincere, pur essendo uno sport che per fortuna non segue sempre il pronostico.
L’ultima stagione ha infatti insegnato che in una competizione come la Champions League puoi raggiungere semifinali e finale (Tottenham e Ajax) pure se non hai le stesse forze tecniche ed economiche delle rivali. Come abbiamo già detto però, l’Inter sogna più la permanenza nell’elite di quanto non immagini e speri un exploit, per questo i nomi fatti per la campagna acquisti vengono accolti tiepidamente. Barella, Lukaku, Dzeko, Godin ed eventualmente Kovacic, sono nomi importanti ma arrivano in un contesto tecnico in cui i nomi in uscita sarebbero Icardi, Nainggolan, forse Perisic che con tutti i problemi di questa stagione rappresentano comunque un bagaglio tecnico di alto livello.
E’ già diversa la reazione quando si sente fare il nome di Rakitic, così come la scorsa stagione con Modric e Vidal, giusto per capire cosa si intenda quando si parla di alzare l’asticella. La situazione Icardi intanto è ad un punto di non ritorno, tra notizie di strategie per far liberare il giocatore, ipotesi di scambio o cessione alla Juventus (ma Zhang a febbraio non aveva detto: “mai alla Juve”?) e telefonate di Wanda Nara ad Antonio Conte non del tutto concilianti. Viene da chiedersi se qualcuno in società si sia pentito della gestione di questo problema.
A prescindere dalla natura della questione, sarebbe stato sufficiente avere un approccio meno virulento, non togliergli la fascia e metterlo in panchina, comunicandogli il dovuto in un momento più opportuno, invece che a poche ore dalla partenza per Francoforte. Il braccio di ferro ha danneggiato e continua a danneggiare tutti e sembra che non ci sia traccia di diplomazia nella vicenda. Anche Nainggolan sembra ai titoli di coda dopo un film brevissimo ma non c’è da giurarci, perché, in questo periodo, le notizie di cessioni certe e acquisti sicuri valgono relativamente e mutano anche a seconda di come vanno le trattative in entrata. Anche Perisic è dato per l’ennesima volta in partenza ma nulla è scontato, nemmeno per i nomi dati per certi in nerazzurro e la sensazione è che ci saranno delle sorprese.