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#DemiralOut e il codice etico della Juventus

Il caso della Turchia irrompe prepotentemente anche alla Continassa

16 Ott 2019 - 08:22

Merih Demiral ha solo 21 anni e seppur giovanissimo ha già conquistato il cuore dei tifosi juventini che in breve tempo lo hanno eletto (sicuramente esagerando) erede di Paolo Montero. Il tutto forse troppo in fretta, visto anche che nell’unica partita disputata da titolare in stagione contro il Verona, ha prima compromesso la partita della Vecchia Signora con un goffo intervento che ha causato un rigore a favore degli avversari e poi, nel secondo tempo, ha rischiato nuovamente di rovinare tutto con un maldestro retropassaggio. Nonostante questo, la faccia da duro, la grinta evidenziata nelle prime amichevoli disputate in maglia juventina e il suo carisma lo hanno aiutato subito a conquistare le simpatie del pubblico bianconero e non solo. Lo stesso Sarri ne ha apprezzato in pieno la crescita, nonostante la poca esperienza maturata in Serie A nella precedente stagione al Sassuolo, eleggendolo di fatto come primo rincalzo della coppia titolare Bonucci De Ligt, scalzando addirittura il suo ex pupillo Rugani.

Una crescita imponente, progressiva che rischia però di scontrarsi in maniera forte con le vicissitudini extra calcistiche dell’ultimo periodo. Sui social, da più parti, sta impazzando l’hashtag #DemiralOut perché ai tifosi della Juve (e non solo) non sta andando assolutamente giù il modo in cui Merih si sta schierando in modo politico a favore di Erdogan. Evitando di parlare di cose più serie e importanti di noi, anche per non correre il rischio di scivolare nella banalità, quello che possiamo chiederci è: sino a che punto la Juventus può accettare che un suo tesserato usi social e manifestazioni pubbliche calcistiche per esporre in modo così evidente un’idea politica che niente ha davvero a che fare con il calcio? Che cosa potrebbe (dovrebbe) fare nello specifico la dirigenza della Vecchia Signora? I giustizialisti, la maggioranza, vorrebbero un provvedimento esemplare per Demiral. Un provvedimento simile a quello adottato in Germania dal St. Pauli arrivato addirittura a licenziare il centrocampista turco Cenk Sahin perchè “Non può essere in discussione il fatto di rifiutare ogni atto di guerra”.

Il codice etico della Juventus nei punti 2 dei principi generali riporta che la Juventus è contraria ad ogni forma di discriminazione sociale, di razzismo, di xenofobia, di intolleranza e di violenza e che si impegna ad evitare ogni discriminazione dalle proprie condotte e a rispettare, nelle relazioni con i propri stakeholder, le differenze di età, genere, orientamento e identità sessuale, etnia, religione, stato di salute, appartenenza politica e sindacale, lingua o diversa abilità. Demiral con il suo evidente schierarsi in modo politico ha violato questi principi? Non siamo nessuno noi per giudicare in merito ma di certo la proprietà bianconera rischia di bruciare un capitale importante investito in estate perché non si può far finta di niente e girarsi con la testa dall’altra parte e la storia tra la Juventus e Demiral, cominciata nel migliore dei modi, rischia di finire brutalmente e per motivi che esulano dagli errori commessi in campo dal difensore turco.

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