In questa Juve tutto è feroce, per quanto un'iniezione di discusso realismo abbia portato alla formazione di transizione dei tre punti del Tardini. Feroce è il destino che ha tenuto Maurizio Sarri lontano dal suo habitat naturale proprio alla prima ufficiale assoluta di questa sua pittoresca avventura - tutta da scoprire - alla guida della navicella spaziale Juventus. Feroce l'attenzione mediatica sulla squadra; feroce il cambiamento innestato nei giocatori per quanto concerne le mansioni e il modo di pensare e il dove guardare e il modo di agire sui calciatori (con effetto, si presume, a scoppio improvviso), feroci gli allegriani perché il risultato lo sentono molto loro oppure perché la formazione l'hanno sentita molto loro o addirittura il mercato era perfetto per loro; feroci gli antiallegriani perché ha visto il primo tempo? Hai visto che Pjanic sa giocare una palla di prima? Hai visto che si può tenere il campo, concludere e spingere e avere baricentro, ed è solo una questione di tempo e condizione? Feroce Paratici (e feroci i sei giorni a venire), feroce Nedved (e feroce il suo responsabilizzare i calciatori), già feroce addirittura Cristiano Ronaldo che gol o non gol è già molto dentro la squadra e più in palla di un anno fa, quando tutto era nuovo e non sa neanche lui cosa dovesse dimostrare.
Sarri lo teniamo tra parentesi, come un'entità che galleggia, feroce certamente per i disguidi della tournée asiatica (nove ore di pullman, per esempio, per arrivare a giocare contro una simpatica selezione coreana), feroce al telefono con Mister Martusciello, feroce perché c'è il Napoli ed è la prima assoluta della sua Juve allo Stadium. Ma ciò che è più feroce, adesso e chissà per quanto, è il grado di competizione in squadra. Feroce la corsa per una maglia, feroce l'animo dei zero minuti, feroce il pugno chiuso se hai vinto con un gol del capitano. Benintesi, una ferocia da controllare e da gestire che è il passo meno scontato di questa nuova gestione - anche solo per non far sì che la dirigenza debba dedicarsi giorno e notte a sistemare cose che devono sistemarsi da sole, dentro una sana meccanica di gruppo - perché mai, nemmeno la Juventus, ha avuto una rosa così complessa e articolata, dove i quarti e i quinti dei reparti credono di essere i secondi o i terzi, dove si guadagna tanto e si pretende tanto, dove una carezza, una coccola, uno sprone, una parola possono valere la prestazione giusta al momento giusto. Perché le idee sono importanti e le novità danno slancio, ed è tutto bello, interessante e giusto. Ma le relazioni lo sono altrettanto.