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Cuore tifoso Juventus: come Demiral accende il tifoso e la tradizione

Il difensore turco ha già conquistato i bianconeri

11 Set 2019 - 09:24

Come può essere che un difensore turco appena oltre i vent’anni - in ogni senso lo intendiate - conquisti la Juventus più esigente di sempre (forse, ma soltanto forse, alla pari della seconda di Fabio Capello) al punto da poter pensare di debuttare dal primo minuto entro le prime cinque gare ufficiali della sua prima stagione sotto la Mole? Come può - vantando a conti fatti 14 presenze in Serie A - essere stato prenotato da Paratici & associati a fronte di un campionato nella cadetteria portoghese e 1400 minuti nel campionato turco in una squadra di secondo livello?

A tutto questo servono gli scout, dice il saggio. Poi però ci sono gli spigoli della realtà tra cui di volta in volta l’ambientamento, le cosiddette categorie di compagni e avversari da affrontare e da scalare, nonché una miriade di fattori variabili dentro la settimana e “peggio” ancora dentro ogni singola partita eccetera eccetera. E lo scouting si ferma un passo prima. E allora le domande proseguono: Demiral è già oggi un’eccezione. Siamo qui a parlare di una maglia da titolare quando i minuti ufficiali sono ancora zero, un calciatore entrato in silenzio e presentato un mese dopo l’inizio dei lavori perché tutto sommato il primo ritiro, per certi prospetti, è un periodo di prova dove ci si gioca tutto. Demiral ce l’ha fatta e da quel che è dato sapere non ha ancora tirato il fiato. E questo è il segnale di qualità, visto da fuori. Visto invece da dentro si mormora di un difensore che va oltre il tenace, capace di scalzare un certo Rugani agli occhi di Sarri in meno di dieci giorni, che ha impressionato soprattutto i compagni per la costanza e la determinazione, per la feroce naturalezza nell’applicarsi e per la cattiveria.

Ed eccoci al nocciolo della questione. La cattiveria. Perché c’è anche la visuale che non è né esattamente dentro né esattamente fuori. È la visuale del tifoso, per la quale la cattiveria è senso di forza superiore, di appartenenza, di protezione da chissà cosa. La tradizione in effetti esiste: Morini, Gentile, Salvadore, Kohler, lo stesso Brio e quindi Montero. Quest’ultimo è il termine di paragone più frequente, con una goduria fin eccessiva, con un’enfasi da maglia di Demiral già con un posto nelle teche del Museum. La fantasia nel calcio corre veloce, il desiderio di poter produrre qualcosa di grandissimo dal nulla è poi avvincente. Ma la cattiveria non basta, e a Demiral chi di dovere glielo sta insegnando. È questo il punto di partenza perché gli animi degli juventini si accendano per qualcosa che conti davvero, e sarà quello il momento in cui se ne renderanno eventualmente conto. Iniziando da quando sarà la fatidica prima da titolare del giovane venuto del Mar Nero, fosse anche nel nuovo anno in Coppa Italia.

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