La squadra di Sarri sta convincendo anche i più scettici del popolo bianconero
Paolo ha il poster del gol di Stephan Lichtsteiner immortalato mentre deposita in rete il primo gol ufficiale della Juventus allo Stadium. Lo tiene appeso in garage, e ogni volta che parcheggia la sua moto si ferma a guardare e sospirare un secondo prima di spegnerla. Paolo non ha toccato più gli album storici Calciatori che aveva la tenera abitudine di sfogliare, senza saltare una sola pagina, almeno una volta al mese. Ha smesso quando Michele Canini ha messo in rete un pallone gettato nel mezzo da Martin Caceres sul campo di Trieste. È stato come far fioretto. “Per un anno intero” si era detto Paolo. Poi per un altro. Poi un altro ancora. Fino a oggi. A maggio 2019 sono diventati otto, ma questa volta Paolo ci ha messo il carico, in parte sconvolto dall’addio a Massimiliano Allegri e in parte perché è scaramantico almeno quanto Pavel Nedved: era dal 1996 che Paolo non ne acquistava più. Tutti sanno cosa è successo all’Olimpico di Roma nel 1996. E Paolo probabilmente non si è accorto che la decisione di smettere lì la sua collezione era madre naturale di ciò che avrebbe deciso di fare nel 2012. Quando Paolo vince senza aspettarselo, rinuncia a qualcosa. E’ una cosa che lo fa sentire più forte. Paolo è fatto così. Paolo è l’unico tifoso bianconero in una famiglia che non segue il calcio.
Paolo è diffidente circa l’approdo sulla panchina della Juventus di Maurizio Sarri. Paolo, però, ha spacchettato una vecchia maglia autografata da Giorgio Chiellini che teneva nell’ultimo cassetto dell’ultima anta del vecchio armadio. Lo ha fatto al triplice fischio di Parma, prima di campionato. Paolo è andato per la prima volta nella sua vita allo Stadium in occasione di Juve-Napoli, Sarri contro Ancelotti. Si è perso sia Conte che il suo idolo Allegri, che gli è sempre piaciuto perché faceva innervosire un po’ tutti. Lo invidiava per questa dote. A Paolo vogliono solo e sempre tutti bene. Paolo non disturba, come quando guarda la sua squadra del cuore nel terzo televisore di casa. E Paolo, allo Stadium, ci è andato da solo. Paolo ha visto Ronaldo e De Ligt, Higuain e Koulibaly. Non ha esultato al gol del 4-3, ha applaudito. Paolo aveva già visto tutto ciò che desiderava vedere. Paolo ha iniziato ad applaudire prima ancora che si capisse se il pallone fosse fuori o dentro lo specchio della porta. Me l’ha detto lui al telefono. Paolo applaudiva la Juve.
Poi Paolo ha invitato un amico a casa per Atletico Madrid-Juventus. L’hanno guardata sul pc. Paolo raccontava tutte le azioni, da una parte e dall’altra. All’ultimo tiro di Ronaldo ha perso la voce. “Fuori di un soffio” ha dovuto aggiungerlo Filippo, l’amico. Paolo è convinto che il gol di Pjanic alla Spal lo potesse fare solo Zinedine Zidane. Quello di Cristiano Ronaldo al Bayer Leverkusen giura di averlo visto fare su YouTube da CR7 ad almeno altre venti squadre. Paolo infine non ce l’ha fatta, Inter-Juve non l’ha guardata. A risultato ottenuto ha però preso una nuova decisione delle sue. “Luca, quest’anno comprerò di nuovo l’album delle figurine”. Ventitré anni dopo. “Luca, ho tutto chiaro”. Chiaro cosa? “Luca, quello del 1996 è l’unico in cui non ho completato la Juve. Me ne mancava solo una, quella di Vladimir Jugovic”. Il rigore decisivo. “Le attaccherò tutte tranne una. So già quale”. Paolo però abita lontano. Gli ho chiesto di chi si tratta. “Lo vedrai con i tuoi occhi”. Lo andrò a trovare a fine maggio, ma l’album non lo vorrò vedere. Perché Paolo non esiste, però gli ho dato un volto...