Uno è un gol simbolo, l’altro è un gol pesante. O viceversa. Il primo lo ha siglato Gonzalo Higuain contro il Napoli quando ancora Ancelotti parlava costantemente di scudetto ed era il lontano 31 agosto. Il secondo porta la firma di Paulo Dybala e castiga il Milan che quasi ci aveva creduto e quasi aveva meritato di strappare il suo primo punto allo Stadium. Uomini che insieme hanno scritto, per esempio, il non banale approdo a una finale Champions bianconera. A minimizzare questa combo argentina sono state le regole un po’ sballate e fameliche del calcio: la memoria a breve termine, l’eterno presente e gli strascichi del calciomercato che sono poi, temo, le partite a cui più si appassionano i tifosi.
Ma torniamo a noi, a quest’anno, a ieri. Ronaldo fa sempre più notizia di ogni cosa. Anche quando la notizia del vecchio cronista di calcio è un’altra. Si chiama Paulo Dybala, si chiama azione testarda della Juve di Sarri come gliene sono riuscite poche nell’ultimo mese, quelle per cui si lavora in settimana. Si chiama più precisamente poi la Joya che lascia sul posto - in un fazzoletto - l’ultimo difendente prima di scoccare il fendente, di destro, che sembra la parte facile e invece (come per la finalizzazione ad alto coefficiente di difficoltà di Higuain che trafisse Meret) è la parte irrinunciabile. Uno a zero. Quel che basta. Quel che rivitalizza un Allianz ormai sofisticato ai massimi livelli.
Difficile stare qui a dire se quota Juve vinca infine più per le individualità che altro. Anzi, sembra evidente. Ma è pur sempre riduttivo quando si parla di un gioco come il calcio. Di certo hanno fatto una figura simile - disorientati, turlupinati e ridimensionati - due difensori che la Juve ha sempre stimato e la critica ha sempre esaltato. Romagnoli come Koulibaly, anche se il partenopeo ci aveva poi messo il carico finale. Quello davvero aveva fatto esplodere lo Stadium. Uno Stadium che deve farsi un piccolo esame di coscienza per i fischi e destra e a manca, ma uno Stadium che merita da tempo una grande partita in discesa. Paradossalmente le ultime due, tra quelle che restano in testa, sono avvenute in Champions (Atletico con Allegri e Leverkusen con Sarri). Ancora troppo poco, ma siamo fiduciosi...