Alzi il dito chi riuscirà a mettere sotto pressione la capolista da qui a Natale
Il sorpasso è dunque avvenuto. Il campionato è dunque ufficialmente iniziato. La configurazione è dunque quella corretta: la Juventus fa la corsa su se stessa e alzi il dito chi riuscirà a mettere sotto pressione la capolista da qui a Natale. Perché qualcosa da qui a Natale dovrebbe ancora succedere, se davvero - come narrato da più parti - questa sarà una Serie A più competitiva e equilibrata. Quel che dovrebbe accadere è che la Juventus ci metta del suo. L’Inter può magari tornare a filottare nella nuova sequenza di match abbordabili, il Napoli può forse tornare a essere squadra e avere una fisionomia definita in attacco (dove Ancelotti fin qui ha optato per la filosofia del pasticcio), le altre già non esistono più in qualche modo nuovamente umiliate dallo start della FantAtalanta di Gasperini. Quindi il cerchio logico è già concluso: siamo all’identico stesso punto degli anni passati, esclusa la falsa partenza di Allegri dopo lo shock di Berlino. Che non significa che tutto sia già scritto. Però qualcuno dovrà superarsi (una volta ridimensionato dallo scontro diretto) e qualcuno dovrà addormentarsi.
Il centro è dunque la Juve di Sarri. Il tecnico approfitterà del percorso netto avuto fin qui (tra tutte le partite ufficiali, la Juve non è stata all’altezza della proprio fama soltanto a Firenze e per un tempo contro il Verona) per affondare ulteriormente la propria mano nella disponibilità dei giocatori. I primi ad aver voglia di qualcosa di nuovo. Gli ultimi a non credere che con un gruppo del genere si possa seriamente ancora provare a vincere tutto subito. Ma siamo soltanto all’inizio, e la riuscita totale della trasformazione dentro questa nuova dimensione - fatta per esempio di centrali difensivi che toccano 40 palloni a partita, quando erano sia con Conte che con Allegri l’epicentro del palleggio d’impostazione così come del palleggio conservativo - ora sappiamo non passerà più dall’acquisto sbagliato o azzeccato. Con tutto il rispetto per Danilo, Ramsey e Rabiot, c’è solo un calciatore arrivato in estate che dev’essere ciò che promette, ed è Matthijs De Ligt. L’olandese è stato subito chiamato agli straordinari in un calcio che non perdona niente ai giovani (pur reclamondoli) e tantomeno ai difensori (secondo voi c’è mai stato un articolo su un giornale olandese che parlasse di crisi De Ligt per una sbavatura difensiva?). Eppure quando lo abbiamo acquistato era già al centro dell’Ajax e della sua nazionale.
Non fraintendete: gli acquisti estivi saranno importanti nella misura in cui completano lo scacchiare. Tra questi, Ramsey ha certamente una grande possibilità da cogliere perché ha esperienza, colpi, fluidità, qualità a oggi superiori ai concorrenti per il ruolo da trequartista. E’ dinamico, è astuto, ha calcio, ha l’ultimo e il penultimo passaggio. Non è centrocampista puro e non è attaccante puro. Gli juventini hanno voglia di lui come ne hanno di Douglas Costa eppure una Juventus che racchiuda entrambi non è ancora stata pensata. Insomma, Sarri ha di che divertirsi (il suo verbo di riferimento, che spaventa sempre il giusto). Forte del fatto che in quello che era annunciato come il match clou della Serie A metteva in campo negli undici titolari qualcosa come 130 titoli ottenuti con i club dalla parte dei campioni in carica contro 29 (13 dei quali vinti da Asamoah) di chi ha fatto la figura di coloro che al peso andavano a sfidare Mike Tyson sbraitando dalla bilancia. Per la cronaca, ce la fece l’unico che alla vigilia passò inosservato. Imparate, gente. Imparate.