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Cuore Tifoso: buon compleanno, Milan

Un club favoloso che ha scritto pagine di storia calcistica indelebili. E che attende un futuro all'altezza del passato

16 Dic 2019 - 09:42

Ce ne sarebbero da dire, di buone e meno buone, sulla Sassuolata di ieri. Ma oggi, è un giorno troppo speciale. Perché oggi sono 120 anni, tanti, e belli, e bisogna fermarsi un attimo a celebrare, abbracciare questi colori e queste cinque lettere, Milan, che hanno riempito e riempiono tuttora la vita di tanti. Lo sappiamo, la data è ipotetica, questi sono i giorni, buono il 16, ok. Buon compleanno, amatissimo Diavolo. Venuto a cambiare il nostro mondo nel 1899, in quella serata all'Hotel du Nord, l'odierno Principe di Savoia, dove ieri sera – con giusto rispetto della storia – rossoneri di ieri e di oggi hanno festeggiato.

Un percorso che forse nemmeno Herbert Kilpin, il Padre, avrebbe potuto immaginare in quella notte in cui stabilì che saremmo stati “Rossi come il fuoco, neri come la paura che incuteremo agli avversari”, un percorso che ha almeno altre due date di nascita: una è il 22 gennaio 1949, quando Nordahl scese alla Stazione Centrale dando il via alla trasformazione del Milan da comprimaria del campionato a protagonista assoluta del calcio italiano, europeo e mondiale, uno status dal quale non ha più abdicato; l’altra è il 20 febbraio 1986, giorno in cui sul tavolo di Silvio Berlusconi arrivarono le azioni di una società a pezzi, sull’orlo del baratro.

Oggi questo club favoloso, che ha scritto pagine di pallone indelebili, è in attesa della sua quarta nascita, che corrisponderà al prossimo passaggio di proprietà, la fine di un’era ancora condizionata, se non addirittura legata, al recente passato. Un cambio che sancirà in maniera definitiva il destino del Milan nel football del XXI secolo: o squadra ancora leader, primadonna, vincente, o destinata definitivamente al limbo, costretta a vivere di ricordi, che sono una marea, sì, ma a cui non puoi ricorrere quando stai facendo 0-0 in casa con una “piccola”, oppure – ancora peggio, nel calcio-business – devi provare a fare fatturato, per dirla alla maniera dell' “imbruttito” Germano Lanzoni, peraltro milanista sfegatato.

Serve una proprietà ricca – innanzitutto -, ma anche moderna, lungimirante e che sappia abbastanza di calcio per capire che il suddetto fatturato nasce da una passione, da un’appartenenza. Non sappiamo se nel mondo esiste davvero, in questo momento, un tycoon interessato o addirittura pronto a prendere le redini dell’Associazione: se c'è, si può solo sperare che ieri, poco prima delle 15, stesse vedendo le immagini di questo San Siro favoloso, ribollente di orgoglio per il passato e di voglia per il presente, la fede poi, quella vale per sempre. E che nell'intervallo abbia seguito la parata di uomini, qualcuno anziano, o persino in difficoltà (Angelo Sormani, grandissimo, con le stampelle), che hanno sfilato per qualche minuto a omaggiare il vecchio Milan.

È stato materialmente impossibile abbinare a quei volti scudetti, Coppe, coppette: e soprattutto, fare un conto rapido di partite, anni. Rivera, Franco Baresi, Paolo Maldini anche – ne siamo sicuri – in rappresentanza di papà Cesare: la somma è facile, è il Milan e tutta la sua gente, quella che era sugli spalti, i milioni a casa, in Italia e nel mondo, i tantissimi che non ci sono più. Tutto questo non si può e non si deve disperdere, perché a dispetto degli ultimi calendari in grigio, l’inestimabile tesoro messo insieme in 120 anni dal Milan e dal milanismo è ancora lì. Godiamocelo, è unico, è abbagliante.

E speriamo di annotare presto la prossima data di nascita, per farlo ancora più grande e prezioso, il tesoro, e consegnarlo ai milioni di rossoneri che, passata la nottata, ancora verranno come siamo arrivati noi anni fa, insieme ai Van Basten, o ai Baresi, o ai Rivera e agli Schiaffino. Tantissimi auguri, adorato AC Milan: stasera, in alto i cuori e pure una birra, come piacerebbe a Daddy Herbert Kilpin.

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