Magari fossero ancora i tempi della Fatal Verona e di scudetti in palio. Ora si eviti il bis di Udine
Bei tempi quelli della Fatal Verona. Proviamo subito a portarci avanti e lanciarci in un paradosso in vista di domenica sera, visto che qualcuno, sicuramente, ritirerà fuori i soliti fantasmi del Bentegodi, il campo maledetto, eccetera eccetera. Beh, visto il tran tran delle ultime annate milanisti, si potrebbe pensare che a Verona, nel mitologico 5-3 del 1973 e nel 1990, si sono persi due scudetti all'ultimo tuffo, segno che – nella rabbia e nell’amarezza più cocente – si era arrivati a giocarsela fino all’ultima giornata. Magari fosse così anche di questi tempi.
Se proprio bisogna rifarsi alla storia modellandola sul presente, è più aderente alla realtà (e di buon auspicio) il ricorso di partite che hanno rappresentato dei bivi, delle svolte che hanno portato a direzioni radiose, basti pensare all'esordio di Franco Baresi nel 1978 e all'1-0 firmato da Virdis nel 1987 che diede il reale via al ciclo di Arrigo Sacchi, giunto sull'Adige il giorno dell’esonero. Ecco, tornando a quei momenti è bello pensare che – in forma meno drammatica e con orizzonti certo meno gloriosi – anche per il Milan targato Giampaolo la partita di Verona possa rappresentare un primissimo salto di qualità, il primo imbocco di una strada che porti in qualche bel posto, per primo – magari – una posizione di classifica consona, e poi, chissà, quello in cui ha cittadinanza un bel gioco, una squadra che hai voglia di guardare oltre che di tifare.
Il mercato è terminato, e Giampaolo, volente o nolente, ha un organico definito, almeno fino a gennaio. Ora, il passo più atteso è l'innesto dell'undici titolare dell'ultimo arrivato, Ante Rebic, ma in realtà è tutto il pacchetto di nuovi che è atteso alla prova, a un ricambio della formazione ancora imperniata per larghissima parte sugli uomini della passata stagione: Bennacer è l'unico a essersi già preso una maglia, ora sono attesi – oltre al croato – il rientro di Theo Hernandez (di cui il Milan ha estremo bisogno per vivacizzare la fascia sinistra, che con Rodriguez è soporifera) e l'ingresso di Krunic, Duarte e Leao. Specie su quest'ultimo, c'è attesa: reclutato da un mese, il portoghese sembra non avere ancora il tagliando di Giampaolo, e se il tecnico abruzzese, come sembra, sta pensando di rimodellare giocoforza l'attacco puntando su una linea a tre e con una sola punta centrale, per il ragazzo potrebbe materializzarsi una stagione difficile, in continuo duello con Piątek per un unico posto a disposizione.
Sarebbe bello vederlo, testarlo a Verona, ma sarà dura, oggettivamente: è una partita da vincere, di già, per evitare processi e tensioni alla vigilia di un derby già spartiacque cittadino e non solo: normale, logico che il tecnico si affidi almeno inizialmente a quelli più pronti, più esperti. Che, si spera, abbiano voglia di cominciare a essere leader, a prendersi sulle spalle la squadra e le annesse responsabilità: il flash di Udine, del mollissimo quarto d’ora seguito al gol dei friulani, è ancora troppo disturbante, la peggiore cosa vista in questo primo scorcio di stagione.
Evitare il bis, grazie, nell'insorgere delle prime difficoltà: ricapitasse al Bentegodi e si andasse incontro a un nuovo inciampo senza reagire, altro che Fatal Verona: Banal Verona, sarebbe, banale come una stagione da comprimari che il Milan non può, non deve vivere.