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Cuore tifoso Milan: Pioli merita la stessa fiducia dei suoi predecessori

13 Ott 2019 - 07:20

È stata una settimana importante in casa Milan. Sette giorni che hanno portato all’esonero di Marco Giampaolo e all’arrivo di Stefano Pioli sulla panchina rossonera. Un avvicendamento in grado di far storcere il naso alla stragrande maggioranza di tifosi rossoneri che, nonostante chiedessero a gran voce l’esonero del tecnico abruzzese, si aspettavano ben altro profilo per ricoprire la carica rimasta vacante. Non dimentichiamo, prima ancora di Pioli, il flirt con Luciano Spalletti e il delirante epilogo agli occhi dei media. Problemi di natura economica con l’Inter - non ci resta che crederci - hanno lasciato Boban e Maldini col cerino in mano. Così è partita la rivolta dei tifosi, soprattutto sui social con l’hastag #Pioliout che ha spopolato sui social.

Un malcontento generale si è scatenato su proprietà e dirigenza rossonera verso la quale sono piovute critiche di ogni tipo. Vedere la luce in fondo al tunnel è una costante chimera, ma uno sforzo non si può non provare a farlo. Anche perché Stefano Pioli è una persona seria ed un allenatore preciso e pragmatico, competente e preparato. Bisogna partire da un dato di fatto, intanto. Pioli è subentrato a stagione in corso diverse volte in carriera ed un’impronta alle sue squadre è sempre riuscito a darla, migliorandone i risultati e portando serenità e freschezza. Anche nell’Inter, dove fu poi esonerato a maggio dopo i soli due punti conquistati in sei partite e una qualificazione europea sfumata, fece molto bene dopo il suo arrivo durante la pausa per le Nazionali di novembre e riuscì ad inanellare nove vittorie consecutive, portando la squadra a tornare a credere in una qualificazione Champions che, dopo il disastroso avvio con De Boer, sembrava un miraggio.

A conferma del buon impatto che di solito Pioli riesce ad avere con le sue nuove squadre ci sono soprattutto i risultati ottenuti con Lazio e Bologna che poi restano i migliori in carriera. Nell’estate del 2014 il neo tecnico milanista viene chiamato da Lotito a sedere sulla panchina biancoceleste. Dopo un’avvio un po’ complicato riesce a portare la sua squadra in finale di Coppa Italia, poi persa contro la Juventus, guidandola addirittura fino al terzo posto, ottenendo una qualificazione in Champions che mancava da otto anni e che, ad oggi, resta l’unica delle ultime dodici stagioni. Quel terzo posto, inoltre, resta il miglior risultato dei laziali in campionato dalla stagione 2006/2007 ad oggi. Stesso discorso a Bologna, dove ad ottobre 2011 viene chiamato a sostituire Bisoli e porta i felsinei fino al nono posto in classifica, miglior risultato in Serie A dal 2002 ad oggi. L’anno successivo si ripete e arriva un’altra salvezza con un tredicesimo posto, fino all’esonero che arriva nella stagione successiva (2013-2014). Anche con la Fiorentina stessa storia e, dopo l’ottavo posto ed una qualificazione europea sfiorata due stagioni fa, si dimette nell’aprile scorso lasciando comunque nelle mani di Montella una squadra in semifinale di Coppa Italia. Insomma, Pioli viene già descritto come il nuovo capro espiatorio del Milan, ma la storia non è già scritta. Soprattutto se gli verrà permesso di lavorare con la giusta dose di serenità.

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