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Cuore tifoso Milan: Rebic l'arma in più per Giampaolo

i rossoneri si preparano alla doppia tappa Verona-Inter. Al Bentegodi non sarà facilissimo, il tecnico ha dovuto allenare una squadra senza quasi tutti i titolari, ma ora contano solo i 3 punti.

11 Set 2019 - 12:06

Lo dico subito, a scanso di equivoci: al Bentegodi non sarà una passeggiata. E qui sento già il brusio di molti, qualcosa del tipo "se dobbiamo temere anche il Verona, non ne usciamo più" o "noi siamo il Milan, non possiamo preoccuparci". Tutto bellissimo e giustissimo, poi ci si scontra con la realtà. Alt, calma. Non sto dicendo che la sfida con il Verona sarà ostacolo insormontabile per i rossoneri, ma il Milan attuale - anche per il famoso cambio di mentalità - non può e non deve permettersi di sottovalutare nessuno.

Giampaolo ha chiesto tempo, i tifosi gliel'han promesso all'inizio dell'anno, la società lo aveva già messo in conto, però il mister avrebbe anche bisogno di lavorare con tutti gli effettivi. Da questo punto di vista la pausa nazionali non lo ha aiutato per nulla, abbiamo detto e ripetuto più volte che le idee di calcio di Marco Giampaolo non sono di facile applicazione, necessitano di allenamenti, di prove su prove per riuscire a farle diventare naturali ed evitare alla squadra in campo di dover "pensare". E' proprio questo il difetto maggiore che si è notato nelle sfide con Udinese e Brescia, una squadra preoccupata troppo di fare quanto richiesto senza riuscire a sviluppare il gioco con naturalezza. La cura è una sola: lavorare, lavorare, lavorare. Trasformare certe uscite palla, certi movimenti, certe idee in automatismi, soprattutto in un gioco come quello di Giampaolo che prevedere un'orchestra quasi perfetta, senza assoli e iniziative fuori spartito.

Domenica sera si gioca su un campo storicamente maledetto per il Milan, senza dover scomodare lo stantio paragone con la "fatal Verona" che suonerebbe fuori luogo visto che siamo alla terza di campionato, i veronesi hanno mostrato di che pasta sono fatti. Una squadra attenta, ordinata, che prova a sviluppare gioco, con un paio di ragazzi molto interessanti come Tutino e Mattia Zaccagni e con il fastidioso Stepinski lì davanti. Certo, si pretendono i 3 punti, ma non mi azzarderei - per le motivazioni spiegate fino adesso - a sperare in un gioco già spumeggiante e ad una grandissima evoluzione di quanto visto fino a questo momento.

La novità potrebbero (condizionale d'obbligo con Giampaolo) essere due: il ritorno in fascia di Theo Hernandez, quantomeno per fargli mettere benzina nelle gambe in vista del Derby e Ante Rebic. Difficile immaginarlo dall'inizio, più probabile che faccia mezz'ora nella ripresa, ma lo scopriremo in settimana. Il buon Ante (che è anche un ex) come ripeto dal giorno del suo acquisto è giocatore che per caratteristiche può fare benissimo in questa squadra e in serie A, non ha nulla a che vedere con l'acerbo giocatore visto nelle file della viola e dello stesso Verona. E' maturato, cresciuto, si è incattivito (calcisticamente parlando) e ha quelle accelerazioni che possono mettere in difficoltà le difese avversarie. In molti già si sono lanciati in lavagne tattiche improvvisate: chi lo schiera in un ipotetico tridente, chi lo vede come spalla di Piatek e chi - come il sottoscritto - lo immagina nella posizione occupata da Castillejo contro il Brescia. Ci sarebbe tanto da raccontare di questo ragazzo, probabilmente gli dedicherò uno spazio unico su queste pagine, ma una curiosità voglio per farvi capire lo spessore di Rebic ve la lascio: nel 2015 saldò i debiti di 500 cittadini di Imotski, sua città natale, con le banche. Niente male, no? La cosa che conta ora è che assaggi subito il campo, perché settimana prossima c'è il derby (e con l'ex Perisic lo abbiamo visto già caldo) e un'arma in più, già pronta, non farebbe male.

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