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Dopo Gigio

Inizia un mercato che potrebbe portare con sè sacrifici pesanti

02 Giu 2019 - 08:59

Giugno è iniziato, con lui anche quella maratona durissima chiamata calciomercato. Sarà anche divertente, stuzzicante, la verità è che lo è – forse – per chi può gestirla con sufficiente serenità e danari in tasca: condizioni che in genere consentono alle società capaci, organizzate, di arrivare al traguardo di fine agosto (quest'anno 2 settembre, a campionato strainiziato) con l'affanno del last minute, della pezza più o meno grande da mettere. Un minimo di calma, un minimo di programmazione. Questo è il vero, grande auspicio sulla campagna d'estate del Milan, che si annuncia giocoforza complicata a causa del noto combinato disposto no Champions-Fair Play Finanziario.

Partire dai prossimi giorni dalla definizione dei due ruoli tecnici principali – direttore e allenatore – è il primo fondamentale passo, salvo contropiedi la diarchia sarà quella di Paolo Maldini e Marco Giampaolo, entrambi debuttanti, se ci pensate, in un gioco così grande. Ma il punto centrale, come sempre, rimangono quelli da mandare in campo. E in panchina, anche. Il Diavolo è a un bivio: puntellamento, modifiche mirate oppure rivoluzione? C'è un parco giocatori da riorganizzare, la rosa era ampia solo numericamente, ma si sa quanto a centrocampo e in attacco fosse corta. Ci sono da sostituire parecchi personaggi giunti a scadenza, ci si deve chiedere se di altri apparsi in difficoltà al Milan può essere tentato un recupero (Laxalt, Conti, Castillejo).

Le condizioni attuali e le scelte di Maldini e del suo staff potrebbero portare a una vera e propria rivoluzione, a una base giovane e nuova di pacca che giri ovviamente intorno a un nucleo comunque collaudato. Piatek, Paquetà, Kessié, i due centrali di difesa, magari si insisterà su Calhanoglu. Poi si scende dalle parti della porta, ed ecco il volto familiare di Gigio Donnarumma. Che di questo nucleo è componente fondamentale, ma che in questo momento storico ha più l'immagine dell'indiretto finanziatore del primo, vero Milan made-in-Elliott. Sei milioni di euro di ingaggio netto all'anno, l'etichetta della plusvalenza perfetta e un mercato vero alle spalle, di primo livello europeo, che può garantire un'entrata davvero importante.

Se – purtroppo – bisogna e bisognerà ragionare con l'estratto conto in mano e certificare una svolta nella politica economica, è chiaro che potrà essere lui il sacrificato. Sarebbe molto più agile rinunciare a Suso, per esempio, elemento che in una squadra di Giampaolo sarebbe tra l'altro di difficile collocazione: ma non risulta che nessuno abbia bussato alla porta di Casa Milan con i 40 milioni della clausola dello spagnolo, e pure con meno. La ricostruzione potrebbe partire con un gran dolore, insomma, ed è meglio prepararsi, sperando che ne sia necessario solo uno. Qualcuno dice che il portiere non sia quello che ti fa vincere, che ti fa fare il salto di qualità, poi vedi – tra potenti fitte di nostalgia – il Liverpool campione d'Europa, vedi chi ha tra i pali e ti ricordi chi aveva l'anno passato, quando era finita diversamente. Paolo, o chi per te, sostituitelo bene, per favore.

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