Tutti sanno apparentemente qual è il problema e come risolverlo. Ma una squadra di calcio ha dinamiche molto più complesse
Invidio le tante certezze e sicurezze di chi ha già in mano la soluzione per tutti i mali di questo Milan. Basta aprire un qualsiasi social per navigare tra un "è colpa di", un "dobbiamo giocare così" e via dicendo. Spesso però le emozioni tendono ad annebbiare vista e mente, rendendo complicata una lucida analisi. Fosse davvero come leggo un po' ovunque sarebbe facilissima: devi giocare con il 3-4-1-2, anzi meglio la difesa a 4 ma col trequartista e le due punte, basta questo 4-3-3, anzi va bene ma devi togliere Suso e via dicendo. Il calcio purtroppo non è una scienza esatta, ma soprattutto è materia tanto facile da affrontare quanto complessa da trattare con competenza.
Certo, non serve uno scienziato o un allenatore "Uefa A" per cogliere che il Milan visto al Tardini è stato brutto, uno dei peggiori della stagione: squadra abulica, penuria di idee e trame di gioco, ritmi bassissimi e giro-palla di una lentezza esasperante. Una sorta di déjà-vu delle trasferte di Bologna e Frosinone o - senza andar troppo lontano - del pareggio casalingo con l'Udinese, con l'aggravante che vincendola avresti staccato le rivali per la Champions.
Potrei farla facile additando solo ed esclusivamente l'allenatore come colpevole unico, trincerandomi dietro a un banalissimo "non ha dato gioco", ma le riflessioni da fare ritengo siano molto più profonde. Il Milan fatica particolarmente quando costretto a tessere gioco, quando l'avversario lo invita a prendere l'iniziativa, a quel punto "tac" si spegne completamente la luce. Colpa dell'allenatore? Probabilissimo. Ritengo che una squadra sia sempre specchio del suo mister, nel bene e nel male. A questo aggiungiamo il fatto che nessuno in campo riesce a prendersi la responsabilità di alzare il livello, di rischiare la giocata o di azzardare qualcosa in più. Fa tutto parte di un processo di crescita? È probabile anche questo. È difficile svegliarsi da un giorno all'altro e diventare l'Ajax di Ten Hag (progetto che parte da basi radicate) o il City di Guardiola, ma credo non siano utili nemmeno i paragoni con realtà che stanno facendo bene da anni come l'Atalanta ma che hanno un blasone che gli consente di vivere obblighi e pressioni ben diverse.
Fino ad ora ho accampato un sacco di scuse, cercando una causa e una soluzione, sapendo che non troverò né l'una, né l'altra. Qualcosa però va fatto, non si può comunque stare sempre su un ottovolante con alti e bassi continui, il campionato ci sta aspettando in tutti i modi, ma non lo farà per sempre. Urge reazione istantanea, mercoledì c'è una partita pesantissima da portare a casa a tutti i costi.
Arrivati a questo punto della stagione, prendiamo tutto il possibile, poi a giugno si tireranno le somme e chi di dovere farà le sue valutazioni, tifosi compresi. Ora le divisioni "anti" e "pro" servono a poco, l'unica fazione dev'essere quella rossonera, nel bene e nel male perché in molti se lo dimenticano, ma personalmente credo fortissimamente in un mantra: si vince insieme e si perde insieme. Tutti. Squadra, Allenatore, Società, proprietà, tifosi. O no?