Dai dilettanti con la Reggina al principato di Liechtenstein in barba ai facili giudizi
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C’è una bella storia storia da raccontare, comincia in una calda serata d’agosto, in Garfagnana e raggiunge il suo apice in un’altra notte, questa volta piovosa, nel principato di Liechtenstein. Da Castelnuovo (5.800 abitanti) a Vaduz (5.400 abitanti), Giovanni Di Lorenzo ha calpestato campi spelacchiati ed inseguito sogni che sembravano irraggiungibili quando per lui il massimo era passare dai dilettanti con la Reggina alla serie C con il Matera. Poi capita che il successo incontra la fortuna, con le sembianze di un abile procuratore, Mario Giuffredi, che crede in te e convince il Napoli che, sì, sei proprio tu l’uomo giusto per la corsia destra della difesa.
In barba ai facili giudizi di quelli che credono di dover comprare qualcosa di meglio, rispetto ad un ragazzo, nemmeno più tanto giovane, e che al massimo ha ottenuto la salvezza con l’Empoli in serie A. Il Napoli che per puntare allo scudetto si affida, come primo rinforzo per fronteggiare la Juventus, ad un carneade con appena 37 presenze (e 5 gol in serie A): possibile? Possibile sì, perchè con i soldi in tasca siamo tutti bravi a comprare Pavard o Carvajal, mentre ci vuole fiuto, quello di un grande ds come Cristiano Giuntoli a capire che anche con Di Lorenzo si può fare la differenza. L’ex fanciullo che voleva essere Batigol, oggi è titolare del Napoli con la maglia numero 2 e ha conquistato tutti i tifosi azzurri segnando un gol di cattiveria in casa di Madame. Dalla terza serie alla Nazionale record del ct Mancini sembrava impossibile ed invece è successo tutto in così poco tempo che Di Lorenzo chiederà alla sua famiglia di giurare che davvero è successo. Giocare titolare in una gara di qualificazione alla fase finale dei prossimi campionati europei e disegnare pure l’assist per il quinto gol dell’Italia, tanto da costringere Mancini a rivedere le sue convinzioni sui nomi da inserire nella lista di quelli da portare agli Europei. A volte succede. Il calcio è matto e non bisogna smettere mai di credere nella favole, perchè prima o poi il principe (ovviamente) azzurro puoi essere proprio tu.