Per gli uomini di Ancelotti l'occasione è ghiotta
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Affrontare Walter Mazzarri, da avversario, non sarà mai banale. Il tecnico del Torino proverà ad ottenere l’intera posta in palio, forte del suo Belotti e di una squadra costruita pian piano, grazie al sostegno del presidente Urbano Cairo, a sua immagine e somiglianza. Di certo il Napoli sa, che scendendo in campo con la massima concentrazione, in caso di vittoria, potrà riguadagnare punti su Inter e Juventus in campo nello scontro diretto serale. Se su entrambe o solo su una delle due, solo il tempo saprà dircelo. È chiaro però che per gli uomini di Ancelotti si presenta un’occasione ghiotta. Come un calcio di rigore che non si può sbagliare. Mazzarri, col suo vice Frustalupi, ha scritto pagine importanti di storia del nuovo Napoli di Aurelio De Laurentiis.
Difficile dimenticare i suoi tre tenori, Lavezzi, Hamsik e Cavani, o le prime trasferte in Champions, nell’Europa che conta. Con Mazzarri si sono poste le basi per la squadra odierna, stabilmente nell’elite del calcio. Ora la storia è cambiata. Il Napoli riesce, ormai da 9 anni, a stare ai vertici e questa crescita va sicuramente attribuita alla lungimiranza della programmazione effettuata. Al di là di qualche mugugno di inizio stagione, la sensazione è che la squadra si stia registrando al meglio. La sosta sarà opportuna per limare alcune intese. Intanto si ritorna in campo, stavolta alle 18, a Torino per l’appunto. Il turnover sarà ancora una volta l’arma scelta da Carlo Ancelotti. Tralasciando quindi chi scenderà in campo dal primo minuto, è apparso ormai chiaro ed inequivocabile ciò che l’allenatore chiede ai suoi ragazzi: la massima concentrazione. Non sono ammessi cali di tensione, contro nessun avversario, onde evitare amnesie come verificatosi contro Cagliari, Brescia e Genk. Ancelotti conosce bene il valore dei propri giocatori. Se muove un appunto, all’interno delle pareti dello spogliatoio, lo fa per ottenere sempre il massimo in campo. Se poi si vuole creare un caso ad ogni minimo sibilo di sicuro non si vuole il bene della squadra, soprattutto nei giudizi da parte di chi è chiamato ad esprimersi serve equilibrio.