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Sarri, che tradimento ai napoletani

Ogni gol della sua Juve sarà anche contro il Napoli per strappargli il sogno scudetto

17 Giu 2019 - 23:10

“Welcome Sarri”. Il tweet della Juventus, per ufficializzare il nuovo allenatore, ha squarciato i cuori di molti napoletani in una caldissima domenica pomeriggio. In tanti non volevano credere a questa eventualità, ventilata da oltre un mese, ma poi si sono arresi alla realtà dei fatti. Lui, il Comandante con la barba incolta pronto a sfidare il Potere, il capopopolo dal turpiloquio facile che voleva conquistare il Palazzo, l’uomo che per ottenere qualche rigore in più evidenziava la necessità di indossare la maglia a strisce, ha voltato le spalle alla sua gente per andare a difendere i colori dei nemici di un tempo.

Nato a Bagnoli, cresciuto a Figline Valdarno, tifoso del Napoli sin da bambino, ora lotterà contro il Napoli per togliergli il sogno di poter vincere lo scudetto, quel tricolore che proprio lui aveva perso nelle stanze di un albergo a Firenze. Ogni gol della sua Juve sarà anche contro il Napoli, gara dopo gara, in un crescendo che, tra dichiarazioni ed esultanze, ne farà svanire il mito in chi ha il sangue azzurro nelle vene. Tante incongruenze in termini.

Il tradimento ha il sapore della sconfitta personale, perché nessuno gli aveva chiesto di ergersi a novello Masaniello o di sventolare un dito medio verso quelli che sarebbero diventati i suoi futuri sostenitori. Chissà ora come si comporterà in caso di insulti verso i napoletani: di certo non potrà andare contro la gente che contribuisce a rendere sereno l’ambiente che gli fornisce il tanto agognato, nonché lauto, stipendio (triennale da 7 milioni netti all’anno alla Juventus ufficializzato pochi giorni fa, a fronte del triennale da 6,4 milioni lordi all’anno al Chelsea firmato nell’estate del 2018). Sarri, di fatto, ha tradito le sue stesse parole.

Dalla tuta alla giacca e la cravatta. Dal “chi non salta juventino è”, nell’estate del 2015 a Dimaro, alla minaccia di querela per chi aveva ipotizzato un suo incontro con i dirigenti del club bianconero quando difendeva i colori del Napoli, senza dimenticare che "il Napoli è l'unica squadra italiana che rappresenta una sola grande città" e che "il Napoli è arrivato secondo ma ha il pubblico campione d'Italia". Tante frasi che avevano accresciuto la sua fama, sfruttando cinicamente anche la poca empatia di tanti tifosi verso ADL, un paladino che però in estrema sintesi ha voltato la faccia prima a se stesso e poi ai napoletani.

Già in quell’abbraccio allo Stadium con Higuain, fresco traditore, in molti faticarono a comprendere la sua eccessiva benevolenza. D’altronde, tale padre, tale figlio. Ma Napoli non perdona. Dal finto inchino verso la Curva B, all’affetto ricambiato con lo striscione “Sarri uno di noi”, quelle immagini ora scorrono nel cassetto della memoria da mandare definitivamente in archivio: è svanito tutto con un battito di ciglia, l’ha voluto lui. Servirà da monito per il futuro: in questo calcio dove i soldi abbattono i sentimenti, solo la maglia porta avanti i valori di fedeltà e senso di appartenenza. Tutto il resto coincide con un “circo mediatico” che di autentico ha poco o nulla, se non l’assalto al malloppo per accrescere il proprio conto in banca. Denaro, tanto denaro, che spesso ti fa dimenticare tutto il resto. Noi però amiamo difendere i valori, veri e coerenti. E non è poco, soprattutto se ricchi già si è e non si fatica a mettere il piatto a tavola.

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