Una piattaforma modulare per abbassare i costi e spingere lo sviluppo della mobilità sostenibile
Capacità ed efficienza delle batterie, questi due elementi chiave per il futuro - e il presente - della mobilità elettrica. Il Gruppo Volkswagen ha sviluppato una piattaforma modulare specifica per l’elettrico, su cui saranno basati modelli di brand e segmenti diversi: la MEB (dal tedesco Modulare E-Antriebs-Baukasten). La struttura si sviluppa intorno agli accumulatori e lo spazio destinato all’alloggiamento delle batterie è decisamente maggiore, e più funzionale, rispetto al passato. Il risultato? Un'ampia autonomia, nel caso della Volkswagen ID.3 compresa tra 330 e 550 km.
Entro il 2028 circa 15 milioni di veicoli del Gruppo saranno prodotti su base MEB, che sarà anche a disposizione di altri costruttori automobilistici, il tutto per abbattere gli elevati costi destinati allo sviluppo delle auto elettriche. Per raggiungere gli obiettivi definiti dall’Accordo sul Clima di Parigi, secondo il Ministero dei Trasporti tedesco in Germania il settore dovrà ridurre le proprie emissioni dal 40 al 42% entro il 2030: ciò sarà possibile solo se, entro quella data, nel Paese circoleranno tra i 7 e i 10 milioni di auto a zero emissioni. La piattaforma MEB potrebbe giocare un ruolo decisivo nella diffusione di massa delle vetture elettriche.
Piattaforma la cui architettura consente di alloggiare un numero diverso di moduli - ognuno dei quali contiene un certo numero di celle - nello stesso pianale. Questo tipo di standardizzazione permette di produrre batterie in modo assolutamente flessibile. Le batterie hanno un ciclo di vita che dovrebbe coincidere con quello del veicolo su cui sono installate. Volkswagen - come si legge sul sito https://modo.volkswagengroup.it/it - garantisce un’efficienza residua di almeno il 70% dopo 8 anni o 160.000 chilometri.
Ricordando che la ricarica normale ‘stressa’ di meno la batteria rispetto a quella veloce e ne allunga la vita, così come ricaricare solo fino all'80% della capacità massima – nella maggior parte dei casi anche così si ha abbastanza energia per coprire gli spostamenti quotidiani. "Seguiamo tutto il ciclo di vita delle materie prime di cui sono fatte le batterie: dalla produzione al riciclo. Gli accumulatori non sono rifiuti pericolosi, ma una fonte preziosa di materie prime" spiega Frank Blome, Responsabile della divisione Battery Cell di Volkswagen Group Components.
L'obiettivo è riciclarle il più possibile, riutilizzando le materie prime più preziose come il nichel, il manganese, il cobalto, il rame, l'acciaio e l'alluminio, il tutto in modo sostenibile sia dal punto di vista ecologico, sia da quello economico. Alla fine del proprio ciclo di vita, la batteria viene testata ed eventualmente riutilizzata in applicazioni come le stazioni di ricarica rapida, oppure riciclata. Volkswagen sta lavorando a tutti gli aspetti relativi agli accumulatori, per progredire in termini di costi, autonomia e tempi di ricarica. L’obiettivo è ridurre significativamente questi ultimi e incrementare il contenuto energetico delle celle, utilizzando anodi in silicio. Il prossimo salto sarà probabilmente il passaggio alle batterie allo stato solido; il Gruppo sta lavorando alacremente in questa direzione con il proprio partner QuantumScape, per renderle mature per il mercato.