Hamilton-Mercedes, undici stagioni di gioie e trionfi
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Il passaggio del sette volte iridato nella Scuderia di Maranello è destinato ad avere riflessi diretti sulla popolarità della Formula stessa
di Stefano GattiL'ingaggio da parte della Ferrari di sir Lewis Hamilton (trentanove anni compiuti il 7 gennaio scorso), va ben oltre l'accordo di portata storica tra il pilota più vincente della storia della Formula 1 e la squadra che ne rappresenta l'essenza. Lo sguardo va infatti rivolto senza la minima esitazione al presente e al futuro. Hamilton lascia la Mercedes (alla quale è stato legato per undici stagioni) perché - molto semplicemente - le sue motivazioni sono ancora altissime e le possibilità di tornare alla vittoria (e al titolo iridato) devono essergli sembrate migliori mettendosi finalmente al volante della Rossa, piuttosto che continuando con la Mercedes. Senza contare la spinta motivazionale di una nuova sfida - quella per l'ottavo titolo - che restando con la Casa tedesca - si era naturalmente affievolita con il passare degli anni, le vittorie stesse e... il prepotente ingresso in scena di Max Verstappen. La notizia che ha scosso il mondo della Formula Uno a un mese dal via del Mondiale (sabato 2 marzo con il Gran Premio del Bahrain) è anche un toccasana per la Formula Uno stessa, o meglio per Formula 1 (l'Organizzatore del Mondiale), i cui vertici sono alla continua ricerca di uno sfidante credibile e "duraturo" all'attuale strapotere dello stesso Verstappen e della Red Bull. Sì perché - a nostro modo di vedere - molto più di un nuovo Gran Premio da "cattedrale nel deserto" e di GP glamour stile Las Vegas contano e continueranno a contare (e ad importare agli appassionati) i piloti: le loro macchine, le loro storie.
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Con effetto leggermente straniante, l'approdo di Lewis Hamilton sulla Ferrari nel 2025 (al suo ingresso... negli "anta" e da pilota più vincete della storia) spinge la Formula Uno verso il suo futuro: a beneficio dell'intero movimento e del suo straordinario giro d'affari. Ci sarà un intero anno di tempo per discuterne e prefigurare scenari che ora - a cose fatte e messo tutto nero su bianco - devono per forza di cose essere congelati... in attesa del prossimo anno. Per certo, il passaggio del sette volte campione del mondo a Maranello contraddice la sensazione che un po' tutti gli osservatori avevano avuto una settimana fa (giovedì 25 gennaio), all'annuncio del rinnovo - su base pluriennale - del contratto di Charles Leclerc: quella che il monegasco venisse in quel preciso istante investito del ruolo di bandiera ferrarista a medio e lungo termine. Senza però dimenticare che la carriera di Hamilton è sotto tutti i punti di vista ad uno stato molto più avanzato di quella di Leclerc e che - dalla presenza in squadra di uno dei più grandi di sempre - lo stesso Charles ha tutto da guadagnare.
Nel 2025 torna intanto d'attualità il legame "dinamico" ma spesso vicente tra la Ferrari e l'Inghilterra, patria del motorsport e della Formula Uno in particolare. L'ultimo pilota inglese in rosso era stato Nigel Mansell trentacinque anni fa (facendo riferimento al 2025). Il Leone d'Inghilterra aveva corso per il Cavallino Rampante nel biennio 1989-1990. Era durata il doppio (dal 1996 al 1999) la permanenza a Maranello del nordirlandese (quindi britannico) Eddie Irvine, insieme a Michael Schumacher e molto più vicino... dello stesso Nigel al titolo iridato con la Rossa (nel '99).
Volendo rintracciare in questo scenario altamente accattivante una qualche controindicazione, il potenziale "vulnus" è per la Ferrari quello di un 2024 al via (o quasi) con una formazione di piloti che comprende il "separato in casa" Sainz. Un pilota di carattere ed estremamente ambizioso, il ventinovenne madrileno: leale fino in fondo ma più volte riluttante ad adattarsi alle logiche delle strategie di squadra, a maggior nella consapevolezza di non far più parte del progetti ferrarista. Il suo contributo quest'anno resta però fondamentale - in termini di risultati e di sviluppo - perché la Ferrari arrivi pronta all'appuntamento 2025 con il futuro e al tempo stesso con la storia. Perché è questa la portata dell'ingaggio del pilota più vincente di sempre: puntare - in alternativa a Leclerc, si capisce - a un titolo piloti che a Maranello manca dal 2007 (Kimi Raikkonen) e che nel caso permetterebbe ad Hamilton di staccare definitivamente Michael Schumacher.